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Stressati dalla nascita

08/04/2004

Una gravidanza difficoltosa, per lo stress da lavoro, può ripercuotersi sul nascituro. E non lo dice solo un recente convegno (“Mobbing perinatale”, che si è svolto a Milano), lo confermano anche gli specialisti di Humanitas.
“La serenità in gravidanza è importante: talvolta per rendere più dolce i nove mesi si consigliano tecniche di rilassamento con musica classica: fanno bene alla neo mamma, fanno bene al piccolo”.

Quindi, parafrasando la frase iniziale, una gravidanza serena significa un bimbo sereno. Purtroppo la frenesia del lavoro, i tempi sempre più stretti delle consegne fanno sì che la vita, abbia subito una tale spinta che sembra sempre accelerare. E talvolta, si ha l’impressione che dal treno della vita, sempre in perenne movimento, non si possa scendere.

E se non va bene per il singolo, non va bene per la mamma in divenire. “Alcuni lavori pesanti da un punto di vista fisico e non solo necessitano un minimo di riguardo da parte dei colleghi di lavoro per evitare alla gravida gli incarichi più affaticanti (sollevare il malato allettato, igiene a letto…). Nel caso di operaie e/o impiegate ci vuole una maggiore attenzione per quanto riguarda l’ambiente di lavoro inteso come fattori di esposizione potenzialmente tossici (es. il fumo) o lavori manuali, ad esempio l’archiviazione di registri o lavori manuali fisicamente provanti”.
Anche la donna “manager” è penalizzata dalla gravidanza e si trova a dover ridiscutere la propria posizione e la propria carriera, ad essere sottoposta a pressione continue senza il minimo rispetto né comprensione per eventuali difficoltà o malesseri durante la gestazione.

Tranquillità non solo durante i nove mesi della gravidanza; il nascituro ha bisogno di una certa serenità al concepimento e dopo. “Si vedono giovanissime che non sono in grado di portare a termine una gravidanza perché sono studentesse o non hanno una sicurezza economica che consenta loro di affrontare questo importante passo. Chi, invece, può “permettersi” un figlio, lo cura per i primi tre mesi dopo la nascita, quindi lo affida alle nonne, se è fortunato, oppure lo manda ad un asilo nido. Solo alcune mamme rimangono a casa con il piccolo oltre il periodo di maternità che spetta loro, ma lo fanno a scapito dello stipendio, che viene decurtato al 30%”.

I bimbi di oggi, schiacciati da questo tran tran frenetico, cresciuti con l’ansia dei ritmi di lavoro sono diversi da quelli di qualche anno fa: “I bimbi di due, tre anni, sono iperattivi, non si fermano mai. Sono più intelligenti, sanno porre le domande in modo più completo: sono diversi, più svegli”. Ma il contraccolpo è duro da pagare, perché “schiacciati in questa frenesia, prima poi te la fanno pagare: si appiccicano a ventosa ai genitori assenti e fanno i capricci. Purtroppo le mamme suppliscono alla mancanza di tempo con l’acquisto di regali. Loro, invece, cercano e vogliono solo l’affetto”.

A cura di Raffaele Sala

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