Il consumo dei grassi idrogenati, noti anche come grassi trans, è stato associato a un maggior rischio cardiovascolare. Da qui l’invito a consumarne meno allo scopo di proteggere la salute del cuore. Ora una ricerca pubblicata su JAMA Cardiology ha fornito dei dati a supporto di questa raccomandazione. In alcune città americane è stato adottato un provvedimento che ha limitato fortemente l’apporto di grassi trans nella ristorazione: in quelle città, dopo alcuni anni, è stato rilevato un numero inferiore di ricoveri in ospedale per infarto e ictus: «L’associazione tra l’apporto di grassi trans ma anche di grassi saturi di origine animale e il rischio cardiovascolare è nota da tempo. Questi dati epidemiologici ne sono conferma», dice il dottor Corrado Lodigiani, responsabile del Centro Trombosi e Malattie Emorragiche di Humanitas.
Meno grassi trans
Gli acidi grassi trans sono un tipo di grassi contenuti in alcuni prodotti di origine animale – ma in quantità ridotte, ricorda l’American Heart Association – o che si formano nei processi di trasformazione industriale dei grassi vegetali. Pertanto possono trovarsi in prodotti come gli alimenti industriali da forno, biscotti e crackers.
Negli Stati Uniti la Food and Drug Administration ha pianificato un intervento di riduzione dell’utilizzo di grassi trans a partire dal 2018. Undici città dello Stato di New York hanno però giocato d’anticipo adottando, fra il 2007 e il 2011, provvedimenti simili. Un team di ricercatori della Yale University (USA) ha messo a confronto il numero di ricoveri in ospedale per ictus e infarto dei residenti in queste aree con quelli di aree in cui l’utilizzo di grassi idrogenati non era stato limitato.
I risultati dello studio
Ebbene, è emerso che, a partire da tre anni dall’introduzione di queste restrizioni, nelle aree in cui erano vigenti, il numero delle ospedalizzazioni per infarto e ictus era inferiore rispetto alle zone senza restrizioni: meno 6,2%.
A diminuire, dunque, è stato il numero di eventi cardiovascolari individuati dai ricercatori: «Ricordiamo che infarto del miocardio e ictus sono le prime cause di morte per malattie cardiovascolari nei Paesi occidentali e la correlazione tra queste e lo stile di vita, e quindi le abitudini alimentari seguite, è molto forte», ricorda il dottor Lodigiani. «Il consumo eccessivo di grassi trans e grassi saturi favorisce l’aterosclerosi, il meccanismo che predispone all’insorgenza dei principali eventi cardiovascolari come infarto e ictus, in questo caso soprattutto nelle donne dopo la menopausa».
Alla luce di questa correlazione le autorità internazionali di salute pubblica hanno messo in guardia dall’apporto oltremisura di queste sostanze: «Le linee guida internazionali raccomandano ad esempio di ridurre il consumo di grassi saturi o trans e di contenere l’apporto di grassi saturi a meno dell’1% del totale dell’energia quotidiana». Questa e altre indicazioni mettono i singoli nella condizione di compiere scelte alimentari più salutari: «Gli obblighi a indicare sulle etichette il contenuto degli acidi grassi che possono contribuire ad aumentare il rischio cardiovascolare consente a chiunque di seguire un’alimentazione più sana», conclude il dottor Lodigiani. Un regime alimentare amico del sistema cardiovascolare prevede un maggior consumo di frutta e verdura, cereali integrali, carne bianca, pesce, in particolare quello ricco di “grassi buoni”, e legumi.