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Si allunga l’alfabeto delle cellule

12/05/2014

La creazione di un Dna semisintetico «in vitro» non è una novità. In questo caso però, il merito dei ricercatori del californiano Scripps Institute, è stato ottenere un risultato ben più complesso: l’incorporazione del Dna modificato in un microorganismo vivente, capace poi di replicarsi e di trasmettere il suo nuovo codice genetico alla propria progenie.

Abbiamo chiesto un commento sullo studio al dottor Paolo Vezzoni, Responsabile del Laboratorio di Biotecnologie Mediche in Humanitas e Dirigente di Ricerca e Responsabile dell’Unità Operativa di Supporto (UOS) dell’Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica (IRGB) del CNR, il Consiglio Nazionale delle Ricerche.

«Questo studio ha un interesse teorico importante, soprattutto perché è la prima volta che ciò avviene all’interno del DNA di cellule e non in provetta. Il battere, inoltre, è stato in grado, grazie a un’ulteriore modificazione effettuata dai ricercatori, di assorbire le nuove basi dal terreno di coltura e di inserirle nel suo DNA. Non possiamo però sapere che cosa accadrà in futuro e se nei prossimi decenni si apriranno nuove strade a partire da questo progetto».

 

                                                                                            Commento a cura del dottor Paolo Vezzoni

Responsabile del Laboratorio di Biotecnologie Mediche in Humanitas

Dirigente di Ricerca del CNR

 

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