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Protesi della spalla, tra le migliori ci sono quelle italiane

10/04/2015

In situazioni di grave usura o danno strutturale alla spalla, l’impianto di protesi specifiche rappresenta una valida ed efficace opzione. Si tratta di un intervento invasivo ma sicuro, relativamente meno diffuso in Italia rispetto ad altri Paesi come Stati Uniti o Nord Europa.  Le protesi della spalla, inoltre, hanno raggiunto un considerevole grado di evoluzione nel loro disegno e nei materiali utilizzati: ne esistono, infatti, di “personalizzate” intese come specifiche per la tipologia di problema e che il chirurgo impianta anche con il supporto di evoluti software che consentono una precisa pianificazione preoperatoria.

«Se da una parte è vero che in Italia si fanno relativamente pochi interventi di protesizzazione di spalla, è altrettanto vero che il “ritardo” del nostro Paese è solo da un punto di vista numerico», precisa il dottor Alessandro Castagna, responsabile di Ortopedia della spalla e del gomito dell’ospedale Humanitas.

«In primo luogo – continua – da noi la popolazione è meno numerosa rispetto ad esempio agli Stati Uniti ma soprattutto il motivo risiede nella atteggiamento meno “aggressivo” dei medici e chirurghi italiani rispetto ai colleghi d’oltreceano, ricorrendo all’intervento di protesizzazione solo in casi strettamente necessari: tenedo in evidenza che questo tipo di intervento è comunque “di non ritorno” con un backup non facile in caso di problematiche successive».

 

L’Italia produce le protesi più vendute all’estero

Tuttavia l’Italia resta all’avanguardia in questo settore: «Noi produciamo una delle protesi più vendute all’estero, proprio in Nord America, Australia e Giappone e la qualità tecnica e scientifica della comunità italiana in materia è di ottimo livello internazionale», sottolinea ancora il dottor Castagna.

Con l’intervento si sostituisce l’articolazione della spalla con la protesi, rimuovendo la testa dell’omero e sostituendo una porzione ossea della glenoide. È necessario sottolineare che la protesi va impiantata solo quando il dolore è incontrollabile e la funzione limitata pregiudica la qualità della vita quotidiana. Se il dolore è scarso e il paziente riesce a fare le sue attività senza troppi disagi la tendenza nel nostro paese è di optare per altre terapie meno invasive.

«La chirurgia protesica di spalla è in grado di migliorare in modo significativo la qualità di vita del paziente quando attuata con la giusta indicazione e tecnica: la persona non può ritornare, ad esempio, a giocare a tennis, ma può recuperare una buona funzionalità e muovere la spalla senza dolore. È bene ricordare, infatti, che la biomeccanica della spalla è molto più sofisticata di quella del ginocchio o dell’anca e quindi più difficile da ripristinare e da riprodurre», conclude lo specialista.

Quando l’artrosi consuma la cartilagine della spalla

Ma quando si rende necessario questo tipo di intervento? I motivi possono essere molteplici. Il caso più frequente è l’artrosi che “consuma” la cartilagine di rivestimento e di conseguenza scompare lo spazio articolare tra omero e scapola, si deformano le superfici articolari e si formano delle deformazioni ossee che limitano il movimento e provocano dolore. L’artrosi può comparire come conseguenza di traumi oppure con l’invecchiamento. Infine, ci sono le malattie reumatiche come l’artrite reumatoide e l’artrite psoriasica, la necrosi della testa dell’omero e la deformazione dell’articolazione a seguito di fratture mal consolidate.

 

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