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Endocrinologia

Tiroide, più attenzione a donne in gravidanza e anziani

08/03/2018

Le patologie a carico della tiroide sono tra le più comuni nella popolazione generale. Particolarmente esposte al rischio di sviluppare una disfunzione tiroidea sono le donne, un aspetto rilevante soprattutto per il possibile impatto sulla fertilità. Le società scientifiche e il mondo della ricerca si sono spesso interrogati sull’opportunità di eseguire uno screening fra gli individui adulti per le malattie della tiroide in assenza di sintomi clinici. Allo stato dei fatti, chi dovrebbe sottoporsi a un controllo per monitorare la salute della propria ghiandola “a farfalla”? L’abbiamo chiesto al professor Andrea Lania, docente di Endocrinologia presso Humanitas University e responsabile dell’Unità Operativa di Endocrinologia di Humanitas.

Le disfunzioni della tiroide

Per il ruolo che riveste la tiroide nel sistema endocrino, le sue disfunzioni possono compromettere la qualità di vita delle persone che le manifestano. La ghiandola, situata un po’ più in basso del pomo d’Adamo, produce gli ormoni tiroidei che regolano numerosi processi metabolici dell’organismo. Pertanto, in presenza di alterazioni nella secrezione ormonale da parte della tiroide, i sintomi possono essere vari e riguardare diverse funzioni.

L’ipertiroidismo, ad esempio, con un’accelerazione della funzione tiroidea e un aumento della produzione ormonale, sarà segnalato da perdita di peso, accelerazione del ritmo cardiaco e insonnia. All’opposto, l’ipotiroidismo, quella condizione caratterizzata da una riduzione dei livelli di ormone tiroideo circolante nel sangue, sarà segnalata da apatia e sonnolenza, caduta dei capelli, stipsi, pelle secca e raucedine.

Non sempre questi sintomi sono manifesti. L’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo potranno essere presenti in una forma subclinica. L’ipotiroidismo subclinico è definito come una condizione in cui, in assenza di sintomi, i livelli di ormone stimolanti la tiroide (TSH, ovvero thyroid-stimulating hormone) superano una certa soglia ma il livello di tiroxina, l’ormone tiroideo è normale. Similmente l’ipertiroidismo subclinico presenta livelli di TSH più bassi assieme a valori normali di ormoni tiroidei tiroxina e triiodotironina.

Le categorie più a rischio

Secondo la U.S. Preventive Services Task Force uno screening nella popolazione generale non è raccomandabile. Le evidenze a supporto di questa pratica tra le persone adulte, asintomatiche e non in gravidanza, sono inadeguate. Non è ancora sufficientemente chiaro se lo screening possa associarsi a un miglioramento della qualità di vita, della salute cardiovascolare e del benessere individuale.

Le donne in gravidanza rappresentano invece una popolazione da monitorare con maggiore attenzione. Questo perché la gravidanza ha un impatto rilevante sulla funzione tiroidea: aumentano le dimensioni della tiroide e la secrezione degli ormoni nel sangue. Una disfunzione non trattata comporta seri rischi per la salute della donna e del feto. Nelle donne in gravidanza, quindi, la funzionalità della ghiandola dovrà essere valutata con cura, in particolare si potrà procedere a uno screening mirato nelle donne più a rischio: quelle con familiarità per malattie tiroidee, quelle con patologie autoimmuni e quelle già interessate in passato dalle disfunzioni tiroidee.

Un’altra categoria da tenere sotto controllo è quella dei soggetti in età avanzata, gli ultra-sessantacinquenni. In questi individui cambia la funzionalità della tiroide, diminuisce la sua capacità di assimilare lo iodio, il minerale fondamentale per la formazione degli ormoni, e l’ipotiroidismo può associarsi, ad esempio, a disturbi del metabolismo e anche cardiovascolari. Inoltre i suoi sintomi sono spesso aspecifici e non destano immediatamente il sospetto della presenza di una disfunzione. Rispetto alla popolazione generale, inoltre, fra gli anziani aumenta la prevalenza delle forme meno severe di ipertiroidismo, in particolare associata alla presenza di noduli tiroidei.

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