Chirurgia plastica

Palpebra cadente, l’intervento di chirurgia plastica per risolvere la ptosi

27/02/2018

Le palpebre possono essere oggetto dell’intervento del chirurgo plastico non solo in caso di blefaroplastica per la correzione dei vari inestetismi che interessano quest’area, dalle borse all’eccesso di cute. Il chirurgo interverrà anche in caso di ptosi palpebrale, una condizione caratterizzata dall’abbassamento della palpebra sull’iride. In cosa consiste l’intervento? L’abbiamo chiesto al professor Marco Klinger, responsabile di Chirurgia Plastica di Humanitas.

Congenita o acquisita

La blefaroptosi o ptosi della palpebra può interessare uno o entrambi gli occhi. La palpebra superiore risulta cascante sul bulbo oculare in misura diversa e l’occhio sembra più piccolo. Nei casi più severi può anche limitare la visione. Questa condizione si può scorgere sul volto dei bambini e a tal proposito si parla di ptosi congenita. È coinvolto il muscolo che solleva la palpebra, il muscolo elevatore.

Nel 70% dei casi la ptosi riguarda un solo occhio e può associarsi ad altri problemi. Questi possono riguardare la vista stessa, con la correlazione, per esempio, fra la ptosi palpebrale e l’ambliopia, il cosiddetto occhio pigro, con la funzione visiva dell’occhio che è ridotta, o lo strabismo. La presenza di ptosi palpebrale potrà anche involontariamente indurre l’innalzamento del sopracciglio per compensare il deficit oppure una deviazione del capo all’indietro, con il mento sollevato, o lateralmente per cercare di migliorare la visione.

Se non è congenita, la ptosi tende a manifestarsi in età avanzata come conseguenza dell’invecchiamento. Anche in questo caso ci sono disfunzioni del muscolo elevatore per via del rilassamento dei tessuti. Oltre a quella congenita o senile, la ptosi può essere conseguenza, tra l’altro, di un trauma oculare, di un disturbo muscolare sistemico come la miastenia grave, di un danno ai nervi che controllano il movimento dei muscoli, ad esempio come conseguenza di un ictus.

Il trattamento

La diagnosi della ptosi congenita viene effettuata dal pediatra e in età adulta dall’oculista. L’intervento della chirurgia è comunque risolutivo. Anche i bambini possono essere soggetti all’operazione di correzione della ptosi palpebrale soprattutto se grave e tale da pregiudicare la vista. «L’intervento consiste nel ridurre la lunghezza del muscolo elevatore. Per ottenere il risultato si possono percorrere due strade: eliminare una striscia di muscolo (immaginando che sia una tapparella, si rimuove qualche “stecca”) oppure piegarlo su se stesso, “raddoppiandolo”, come quando si fa una pince in un tessuto», spiega il professor Klinger.

«L’intervento avviene in anestesia locale, perché è molto importante la collaborazione del paziente, a cui nelle varie fasi viene chiesto di chiudere e aprire gli occhi, per verificare il grado di correzione effettuata».

Di cosa tiene conto il chirurgo? «Di quanta parte dell’iride è coperta dalla palpebra, in modo da programmare correttamente l’ “accorciamento” e da creare una situazione completamente simmetrica con l’altro occhio. Siccome la palpebra tende leggermente a lasciarsi andare, pochi giorni dopo l’intervento, si fa in modo di ottenere nell’immediato il risultato di un occhio decisamente aperto, che nel giro di pochi giorni si trasformerà in un risultato definitivo corretto. Se ben programmata ed eseguita – sottolinea lo specialista – l’operazione permette di recuperare completamente l’integrità del campo visivo».

Ci sono possibili effetti collaterali? «Si possono avere dei sanguinamenti e delle correzioni insufficienti, peraltro non facilissime da rimediare, visto che si tratta già in partenza di correzioni di pochi millimetri, che in caso di chirurgia secondaria avverrebbero su tessuti già “pasticciati”», conclude il professore.

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita