Un semplice mal di gola, insieme ad altri sintomi, può segnalare un’affezione a carico di due piccoli “cuscinetti” di tessuto nel cavo orale, alla base della lingua: è la «tonsillite, ovvero l’infiammazione delle tonsille palatine», aggiunge il dottor Luca Malvezzi, otorinolaringoiatra e specialista in chirurgia cervico facciale di Humanitas. Se un tempo l’intervento di tonsillectomia, cioè di asportazione di questi organi, era piuttosto frequente in caso di tonsillite, oggi si tende a ricorrere alla chirurgia solo a determinate condizioni. Ma come si riconosce una tonsillite e cosa prevede il suo trattamento?
Placche in gola
Le tonsille palatine sono posizionate ai lati dell’ugola e hanno un diametro verticale di due/tre centimetri: «Sono organi linfoghiandolari posti a livello dell’orofaringe. Fino all’età di 10-12 anni si può dire completino il nostro sistema immunitario, potendo tuttavia essere sede di ricorrenti infiammazioni, frequentemente sostenute da streptococco», ricorda il dottor Malvezzi.
La tonsillite è pertanto molto frequente in età pediatrica mentre raramente viene diagnosticata nell’adulto. Ma quali sono i suoi sintomi? «In caso di infiammazione le tonsille palatine si gonfiano e arrossano potendosi anche ricoprire da aree biancastre, comunemente definite “placche”. Il dolore alla gola (faringodinia) si accompagna alla difficoltà nella deglutizione e al dolore all’orecchio (otalgia riflessa) causata dalla comune innervazione da parte del IX nervo cranico – glossofaringeo. La febbre caratterizza l’infezione».
«Nel caso si sospettino infezioni tonsillari da streptococco, oltre al tampone, è utile un prelievo ematico per la misurazione del TAS (Titolo Anti Streptolisinico). Un TAS molto elevato suggerisce una terapia penicillinica eradicante oppure la tonsillectomia».
Terapia farmacologica e chirurgia
All’esordio i sintomi di questa infiammazione possono essere valutati erroneamente dal paziente: «Nella fase iniziale la sintomatologia della tonsillite è sovrapponibile a quella della faringite, quest’ultima di origine virale. A meno di un quadro clinico eclatante con febbre alta e “placche” è bene attendere prima di assumere antibiotici. Infatti, le infiammazioni virali sono fugaci, esaurendosi nell’arco di 72 ore circa. La febbre deve essere trattata con paracetamolo solo se superiore ai 38° essendo essa stessa una strategia difensiva per uccidere il virus», avverte il dottor Malvezzi.
La terapia farmacologica per il trattamento della tonsillite può prevedere il ricorso agli antibiotici: «Quando necessario l’antibiotico deve essere assunto con posologia giornaliera adeguata e per un periodo di tempo adeguato. Terapie antibiotiche non corrette si possono tradurre in episodi di tonsillite ravvicinati e che possono incidere negativamente su una prematura decisione chirurgica. In caso di febbre alta, dolore accentuato, importante difficoltà nella deglutizione e nell’apertura della bocca, bisogna sospettare un’evoluzione verso un flemmone o ascesso tonsillare. In questi casi è bene una valutazione specialistica».
Lo specialista potrà indicare il trattamento chirurgico, ma solo in casi ben selezionati: «Sebbene in passato la tonsillectomia, ovvero l’asportazione chirurgica delle tonsille palatine, fosse pratica comune, oggi vi è una maggiore restrizione nelle indicazioni chirurgiche. Si propone un intervento di tonsillectomia in caso di tonsilliti ripetitive, tre o più episodi annuali, per tre o più anni consecutivi. In età adulta le tonsille non hanno alcun ruolo protettivo, tanto che nella più parte dei casi l’inattività di questo organo di traduce in una sua involuzione e atrofia», conclude lo specialista.