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Allergie e asma

Rinite, naso chiuso e starnuti: è sempre allergia?

12/08/2016

Naso chiuso, starnuti a raffica, naso che cola, lacrimazione e, ancora, calo dell’olfatto, alterazione del sonno con limitazione dell’attività lavorativa e performance lavorativa o scolastica. Sono questi i sintomi che ci affliggono quando la mucosa nasale è irritata e infiammata, si congestiona e viene meno la clearance mucociliare con conseguente riduzione delle funzioni di purificazione e termo umidificazione proprie del naso e dei seni paranasali. Stiamo parlando della rinite. Questi sintomi si possono instaurare in modo graduale e, in particolare per le riniti allergiche, essere intermittenti con durata inferiore a 4 giorni per settimana o presenti per meno di 4 settimane l’anno, oppure persistenti quando presenti per oltre 4 giorni nella settimana e per oltre le 4 settimane l’anno.

«La sintomatologia può essere talmente durevole da interessare lunghi periodi dell’anno limitando la nostra qualità di vita percepita anche in relazione alla possibilità che venga meno la risposta ai comuni trattamenti farmacologici come nella SCUAD – severe chronic upper ariway disease – che rappresenta una possibile evoluzione di rinite allergica, non allergica, associata ad intolleranza ad acido acetilsalicilico o a rinosinusite cronica con o senza polipi nasali», spiega il dottor Luca Malvezzi, otorinolaringoiatra dell’ospedale Humanitas.

La rinite non è una sola entità: comunemente si parla di rinite allergica e “vasomotoria”

Alcune precisazioni. «Esistono diverse forme di rinopatia. La sintomatologia descritta, infatti, può riferirsi: ad un’infezione virale o batterica (rinite infettiva), ad agenti chimico fisici ambientali (rinite irritativa); a disfunzioni ormonali, correlandosi ad ipotiroidismo, gravidanza e periodo premestruale; all’utilizzo di vasocostrittori, aspirina, ACE-inibitori e cocaina (rinite iatrogena). Certamente, alla rinite allergica o “vasomotoria”, meglio definita come rinite non allergica o “cellulare”».

La rinite allergica è correlata alla sensibilizzazione ad uno o più allergeni. Può essere intermittente o persistente sulla base della durata dei sintomi, lieve o moderata-grave sulla base della loro importanza in riferimento alla limitazione delle attività quotidiane. In Italia, infatti, le fioriture possono essere presenti in 11 mesi su 12, solo novembre è considerato il mese della “non allergia” e, pertanto, un soggetto poliallergico potrebbe avere la sfortuna di ritrovarsi lungamente con il fazzoletto in mano. Non bisogna poi dimenticare la possibilità di essere allergici agli acari della polvere con una sintomatologia pressoché costante.

In caso di sintomi rinitici, ma nessuna sensibilizzazione allergica, si parla di rinite non allergica o “cellulare” (un tempo definita “vasomotoria”): «Questi pazienti presentano caratteristiche della cellularità nasale peculiari. Infatti possono avere una prevalenza di cellule neutrofile (rinite Narne), oppure di cellule eosinofile (rinite Nares), o di cellule mastocitarie (rinite Narma) o ancora di eosinofili e mastociti (rinite Naresma)», sottolinea lo specialista. Sono tutte cellule che mediano i processi di infiammazione e sfortunatamente questi pazienti possono avere un’esplosione del quadro sintomatologico anche per stimoli molto ridotti come lo sbalzo improvviso di temperatura o di umidità ambientale, situazioni che si possono presentare più volte nel corso della giornata, basti pensare a quello che accade in questi giorni quando veniamo travolti da un’ondata di aria caldo umida dopo aver viaggiato nel fresco “condizionato” dell’abitacolo della nostra auto.

Come si possono controllare i sintomi della rinite?

«Nella rinite non allergica un’azione di controllo sistematica della sintomatologia non è semplice, perché non è semplice limitare le situazioni e l’imprevedibilità che innescano i sintomi. Nella rinite allergica l’igiene nasale quotidiana è la prima misura indispensabile, ma non dimentichiamo che sarebbe buona pratica per ogni essere umano esattamente come l’igiene dentale. Il lavaggio nasale con semplice soluzione fisiologica contribuisce alla rimozione degli allergeni, che inaliamo e che irritano la mucosa nasale, allo stesso tempo fluidifica il muco, facilitandone l’espulsione. L’utilizzo di steroidi topici per vaporizzazione spray (o più raramente perché meno pratici per via aereosolica) contribuisce a decongestionare e disinfiammare la mucosa nasale e allo stesso tempo favorire il trasposto ed eliminazioni del muco attraverso l’azione stimolate l’attività ciliare. L’antistaminico è di supporto nelle fasi iniziali e più critiche della sintomatologia».

(Per approfondire leggi qui: Lavaggi nasali, soluzione fisiologica meglio dell’acqua del rubinetto)

Anche la decongestione chirurgica laser dei turbinati inferiori, un intervento eseguibile in anestesia locale può avere un ruolo significativo nel migliorare la respirazione nasale spesso scadente nei pazienti con rinite. «Bene precisare che questi interventi migliorano la respirazione nasale, di frequente con risultati durevoli nel tempo, ma certamente non definitivi. D’altra parete l’utilizzo dei moderni laser consente la ripetibilità della procedura nel corso degli anni», puntualizza il dottor Malvezzi.

«Il dato più allarmante rispetto alle rinite è il loro importante impatto socio economico non solo relativo ai costi terapeutici, ma al calo delle performance lavorative scolastiche dei soggetti affetti. A questa situazione contribuisce un ritardo diagnostico. Si trascurano i sintomi, inizialmente considerandoli di poco rilievo, abituandosi progressivamente ad uno stato di malessere quotidiano percepito come “la normalità”. Tutto questo fino ad un peggioramento significativo della sintomatologia o all’insorgenza di una complicanza, non di rado l’evento, che porta alla diagnosi. Nella sua evoluzione, infatti, qualsiasi forma di rinite può trasformarsi in una forma severa (SCUAD), situazione fuori controllo clinico con mancata risposta farmacologica. Oppure può evolvere verso un cronico interessamento dei seni paranasali, rinosinusite con o senza polipi, con possibilità di ripercussioni cliniche sulle basse vie aree».

(Per approfondire leggi qui: Allergia alla betulla, ricordatevi i filtri per auto e condizionatori!)

«La rinite non può e non deve essere considerata un semplice raffreddore, ma una patologia complessa con differenti possibili sfaccettature. È importante non solo non trascurare il quadro clinico, anche se iniziale, ma soprattutto produrre uno sforzo multidisciplinare per il corretto inquadramento clinico, che mai può prescindere dal coinvolgimento di figure quali l’allergologo e lo pneumologo, spesso dell’immunologo e infettivologo», conclude il dottor Malvezzi.

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