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Cisti della palpebra, per rimuoverla basta un semplice intervento chirurgico

30/01/2018

Tanto le palpebre superiori quanto quelle inferiori possono essere interessate dall’insorgenza di una cisti, neoformazione benigna la cui rimozione richiede, nella quasi totalità dei casi, un intervento chirurgico. Ne parliamo con la dottoressa Alessandra Di Maria, oculista e referente di malattie di orbita, palpebre e vie lacrimali di Humanitas.

Cosa sono

Per definizione le cisti delle palpebre sono formazioni benigne «che hanno una “capsula” e contengono materiale di varia natura – spiega la specialista. Le cisti vanno quindi distinte dalle altre neoformazioni che, come suggerisce il termine, sono delle ‘entità neoformate’ costituite da elementi istologicamente diversi con caratteristiche di crescita imprevedibile – continua la dottoressa Di Maria – tra queste sono da riconoscere i tumori».

Le cisti possono originarsi dalle diverse ghiandole che sono normalmente presenti nelle palpebre. Ad esempio dalle ghiandole di Moll o ghiandole ciliari, presenti nei follicoli delle ciglia lungo il margine della palpebra, che sono sudoripare. Le cisti di Moll sono di dimensioni ridotte, rotondeggianti e con all’interno un liquido sieroso.

Una cisti può formarsi anche dalle ghiandole di Zeiss, ghiandole sebacee che circondano le ciglia: «Sia le ghiandole di Moll che di Zeiss possono dare cisti che possono anche diventare calazi e orzaioli, due patologie frequenti delle palpebre. Il primo è una cisti che deriva da un’infiammazione di una ghiandola di Meibomio, il secondo, invece, è un’infiammazione di una ghiandola sebacea. Si chiude il dotto ghiandolare delle ghiandole secernenti il liquido sebaceo; la ghiandola continua a produrre il liquido e rimane incistata».

C’è una condizione che può aumentare il rischio di formazione di una cisti: «È la blefarite, l’infiammazione del margine libero della palpebra che, se cronica, può favorire l’insorgenza di una cisti a partire dalle ghiandole di Moll o di Zeiss». Le cisti della palpebra non sono invece correlate allo stile di vita, «solo per il calazio, a volte, gli stimoli alla sua formazione possono essere legati a disturbi alimentari o gastroenterici in pazienti con predisposizione a sviluppare calazi», aggiunge la specialista.

Il trattamento chirurgico

Come si diagnostica una cisti della palpebra? «Il paziente avvertirà sintomi come il gonfiore e il dolore, con la presenza di peso per via del processo infiammatorio. Solo se la cisti sarà di grosse dimensioni questa ostacolerà l’apertura della palpebra e il paziente avrà difficoltà a vedere adeguatamente. In ogni caso è sufficiente l’esame clinico e l’osservazione del paziente per riconoscere con precisione il tipo di cisti sulla palpebra superiore o inferiore dell’occhio», ricorda la dottoressa Di Maria.

Dopo la diagnosi si procede con il trattamento: «Nella maggior parte dei casi è necessario l’intervento chirurgico. Questo si esegue in ambulatorio e in anestesia locale. Con l’intervento si pratica un’incisione dalla quale si cerca di asportare la cisti mantenendo integra la capsula, se possibile. L’operazione chirurgica lascia normalmente un’ecchimosi, senza pregiudicare la funzione visiva. Il recupero è immediato. Anche per il calazio serve l’intervento chirurgico dal momento che, nella maggior parte dei pazienti adulti, non ha la risoluzione spontanea che spesso si può avere nei bambini».

Quali rischi si possono correre se non si interviene chirurgicamente? «Rimane la neoformazione, con del materiale che può dare origine a una fistolizzazione e macerazione cutanea con possibile danno estetico. Il paziente, infine, può andare incontro a congiuntiviti ricorrenti», conclude la specialista.

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