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Ipertrofia prostatica benigna, il laser per risolvere i sintomi urinari

18/01/2018

Una delle condizioni benigne che possono interessare la prostata è l’ipertrofia prostatica, caratterizzata dall’aumento delle dimensioni della ghiandola. Già dopo i trent’anni di età la prostata comincia fisiologicamente ad aumentare di volume ma può diventare sintomatica dopo i cinquanta. Una delle conseguenze dell’ipertrofia prostatica benigna è la difficoltà a urinare. Per risolvere questa condizione lo specialista può eseguire un intervento di disostruzione che negli ultimi anni ha visto l’affermazione del laser: «L’obiettivo è favorire lo svuotamento vescicale dovuto alla crescita della prostata, quindi alleviare i sintomi e migliorare la qualità di vita del paziente», ricorda il dottor Alberto Saita, urologo di Humanitas.

Prostata “ingrossata” e minzione

L’ipertrofia prostatica benigna pregiudica, sotto diversi aspetti, la capacità del paziente di urinare: ad esempio aumenta la frequenza della minzione, anche di notte, ed è più difficile avviare la stessa minzione. L’aumento del volume della prostata, inoltre, comprimendo il tratto di uretra che la attraversa, ostacola il passaggio dell’urina. Si parla in questo caso di disuria ostruttiva.

Gli interventi possibili sono quello chirurgico tradizionale, “a cielo aperto”, e la resezione endoscopica della prostata. Quest’ultimo prevede l’inserimento di una sonda attraverso l’uretra fino alla sede dell’ostruzione per la resezione della prostata. Di recente si è consolidato l’utilizzo di una tecnica alternativa, quella dell’intervento con il laser: «Sono utilizzabili più strumenti – ricorda il dottor Saita – come il laser verde per l’ablazione mininvasiva che vaporizza il tessuto prostatico per allargare il canale urinario e il laser al tullio che permette di effettuare l’enucleazione, ovvero l’asportazione del tessuto ghiandolare».

«Infine il laser ad Holmio per un intervento più radicale con la completa enucleazione della prostata seguendo i suoi piani anatomici. Questo imita l’intervento tradizionale, “a cielo aperto” ma è eseguito per via transuretrale e si può utilizzare per prostate di grandi dimensioni».

I benefici

Quali sono i vantaggi del laser? «L’intervento non lascia ferite chirurgiche, riduce pertanto il sanguinamento e consente una ripresa molto più tempestiva: in 48 ore viene infatti rimosso il catetere e si riducono i tempi di ricovero ospedaliero», ricorda l’esperto. «Inoltre con il laser ad Holmio può essere trattata una coesistente calcolosi vescicale, mentre il laser al Tullio e il laser verde non hanno uno scopo ulteriore rispetto alla disostruzione del canale urinario. Tra gli effetti collaterali dell’intervento con il laser ci sono le irritazioni post operatorie e l’incontinenza ma per periodi limitati di tempo».

«A seguito dell’intervento con laser o con resezione transuretrale – avverte lo specialista – è bene sottoporre periodicamente il paziente all’esame del PSA perché nella parte di tessuto ghiandolare preservato possono sorgere neoplasie», conclude il dottor Saita.

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