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Sonno, cosa succede quando si altera il ritmo circadiano?

11/10/2017

Non riuscire ad addormentarsi, sentirsi stanchi, avere difficoltà a concentrarsi sono i sintomi tipici della sindrome da jet lag, un’eventualità che può interessare chi attraversa diversi fusi orari ed è costretto, per alcuni giorni, a rivedere le proprie abitudini. A risentirne è il riposo notturno che viene pregiudicato da questo cambio di abitudini prima che il soggetto si adatti ai nuovi ritmi. Ciò accade perché si è alterato il ritmo circadiano, l’orologio biologico interno che regola diverse funzioni biologiche dell’organismo. La sindrome da jet lag è uno dei disturbi del ritmo circadiano. Oltre a questi ci sono anche il disturbo della fase del sonno ritardata e anticipata, come spiega la dottoressa Lara Fratticci, neurologa di Humanitas.

Affinché non ci siano disturbi del ritmo circadiano il nostro orologio biologico deve procedere in armonia con l’alternarsi delle ore di luce e di buio: «Il ritmo circadiano va a sovrintendere la distribuzione temporale della veglia e del sonno e interagisce con il processo omeostatico dell’organismo che segnala quante ore di sonno sono necessarie in base alla veglia precedente. Il ritmo circadiano è una sorta di pacemaker che si trova nell’ipotalamo – spiega la dottoressa Fratticci – in particolare nel nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo».

Oltre al sonno il ritmo circadiano regola altre funzioni biologiche come la produzione ormonale o il metabolismo e risente sia di fattori esterni che di fattori interni: «Ad esempio la stimolazione luminosa o i livelli di melatonina nel sangue. Quando c’è una disincronizzazione di questo ritmo rispetto all’alternanza tra giorno e notte ecco che il ritmo sonno/veglia si altera e sorgono insonnia, difficoltà a concentrarsi, facile irritabilità». Ecco due tra i più comuni disturbi del ritmo circadiano:

Disturbo della fase del sonno ritardata

Il soggetto che lo presenta ha difficoltà ad addormentarsi: «L’addormentamento è dunque ritardato rispetto agli schemi convenzionali di sonno e veglia. Il paziente si addormenta con difficoltà fra le 3 e le 6 del mattino svegliandosi alle 12-15. E quando è tenuto ad alzarsi a orari convenzionali per motivi di studio o di lavoro il soggetto risente della privazione del sonno e le prestazioni cognitive ne risentono».

Le fasce d’età interessate sono quelle giovanili: «È comune in adolescenza, per questioni ormonali ma anche perché con lo stile di vita si tende a posticipare la messa a letto, oppure se l’individuo abusa di sostanze alcoliche o di sedativi».

Disturbo della fase del sonno anticipata

Lo scenario è opposto al precedente: «Si sviluppa sonnolenza nelle prime ore serali, anche dopo le 18, e si tende a risvegliarsi intorno all’1-3 del mattino. È un disturbo che riguarda più gli anziani».

In che modo si può aiutare a regolare il ritmo sonno/veglia? «Dopo aver condotto una valutazione clinica si possono definire delle variazioni dello stile di vita oppure si possono sfruttare gli elementi naturali per la sincronizzazione dell’orologio biologico con l’alternarsi del giorno e della notte. Tra questi l’esposizione alla luce solare nelle ore di veglia o l’assunzione di melatonina nelle ore serali. Il medico potrà anche prescrivere dei farmaci ipnoinducenti a breve emivita per non avere ripercussioni sulle prestazioni lavorative o scolastiche», conclude la dottoressa Fratticci.

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