Stai leggendo HIV, in Lombardia 20mila infezioni. Casi in aumento tra giovani

Magazine

HIV, in Lombardia 20mila infezioni. Casi in aumento tra giovani

17/06/2016

La Lombardia è tra le regioni più colpite dal virus HIV. In totale si contano 20mila contagi. Ma allargando lo sguardo a tutta l’Italia, il quadro resta allarmante: negli ultimi 4-5 anni c’è stato un aumento d’infezioni tra i giovani adulti. Di HIV e AIDS si è parlato a Milano all’Icar, l’Italian conference of AIDS and Antiviral Research.

Il tema dei nuovi contagi, fanno sapere gli esperti, è un problema sempre più grave. Negli ultimi anni è stato registrato un incremento di infezioni da HIV in particolare nei giovani tra 25 e 30 anni. Il fenomeno ha interessato tanto le popolazioni omosessuali quanto quelle eterosessuali con una differenza rilevante: se i gruppi LGBTQ sono tendenzialmente informati, e consapevoli del rischio, tra i secondi il problema è più ignorato. E la causa principale di trasmissione del virus resta sempre la stessa: aver consumato rapporti sessuali non protetti.

(Per approfondire leggi qui: Lo sai che i giovani sono più a rischio HIV?)

La maggior parte delle persone con nuova diagnosi di AIDS ha eseguito il test HIV pochi mesi prima. Pertanto in molti, una quota in costante aumento, scoprono di aver contratto l’HIV quando compaiono i primi sintomi. Ne discutiamo con il professor Domenico Mavilio, docente dell’Università degli Studi di Milano e responsabile dell’Unità di Immunologia Clinica e Sperimentale dell’ospedale Humanitas.

Molti soggetti sono dunque “contagi sommersi”. Quali sono i rischi?

«Il maggior rischio è che si favoriscono nuove infezioni semplicemente perché coloro che, a loro insaputa, hanno alte concentrazioni di virus sia nel sangue che nei liquidi seminali, li trasmettono a partner sieronegativi. Il tutto deriva da una scarsa conoscenza del problema soprattutto tra le generazioni più giovani, cioè tra i liceali e tra coloro che per la prima volta vengono a contatto con la sfera sessuale. I recenti dati epidemiologici ci dicono, infatti, che continua a crescere la quota di nuove infezioni attribuibili a rapporti sessuali non protetti che costituiscono l’80,7% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 42,7% e “men who have sex with men”, Msm 38%). Tra gli italiani, l’incidenza dell’HIV-1 è più elevata in Lombardia, Trentino e Lazio, tra le regioni più ricche del nostro Paese. La quota attribuibile agli stranieri è del 26% e tra le categorie più a rischio c’è la fascia giovanile tra i 15 e i 30 anni».

Negli ultimi anni si è persa la consapevolezza del rischio di trasmissione dell’HIV?

«Questo triste risultato si è ottenuto con anni di scarsa politica sociale di informazione sul territorio che ha portato le generazioni più giovani a essere le più disinformate e maggiormente esposte al rischio di contrarre nuove infezioni. Negli anni ’80 e ’90 nelle scuole italiane avevamo i cartelloni di Lupo Alberto e i corsi di educazione sessuale mirati alla prevenzione di questa malattia. Sui media vi erano in continuazione campagne informative su come proteggersi dal virus, sponsorizzate sia da agenzie governative che non governative. Oggi di tutto questo è rimasto ben poco e i più giovani non sono realmente motivati a prendere le dovute precauzioni perché non conoscono il problema e fortunatamente non vedono più gente morire di AIDS intorno a loro. Ma basterebbe alzare lo sguardo per capire immediatamente che questa loro consapevolezza è tanto falsa quanto pericolosa».

«Ci sono a oggi molti studi in corso per lo sviluppo di nuove terapie che, se efficaci su modelli sperimentali, vedranno la luce e saranno disponibili per tutti in un periodo medio-lungo. Al momento però non vi è una cura definitiva per uscire da questa malattia. L’unica vera arma che abbiamo in mano è la prevenzione. Dall’AIDS ci si salva… se non la si contrae», specifica il dottor Mavilio.

(Per approfondire leggi qui: Hiv, virus regredisce dopo 12 anni dalla sospensione della terapia)

«Una volta contratta l’infezione, non riusciamo più a liberarci del virus che infetta e danneggia in modo irreversibile moltissimi organi nostro corpo (come sistema immunitario, sistema nervoso e reni). Sino a quando non si riesce a stanarlo e a sconfiggerlo in modo definitivo, i nostri maggiori sforzi devono orientarsi a fare di tutto per non contrarre l’infezione. Rapporti protetti o con partner sicuri sono fondamentali. Troppo spesso nei nostri ambulatori capita di dover incontrare giovani che si rendono conto troppo tardi di cosa significhi essere infettati da HIV-1 e di cosa li aspetta. Per non parlare della discriminazione causata dall’ignoranza che spesso porta ancora oggi la società moderna a discriminare chi contrae questa terribile malattia».

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita