Obesità e sovrappeso sono fattori favorenti la plurecidività della calcolosi, cioè aumentano la frequenza con cui si formano i calcoli renali rispetto alle persone magre e che seguono sani stili di vita che, invece, possono avere un episodio di calcoli renali una tantum – spiega il dottor Alberto Saita, urologo dell’ospedale Humanitas. – Obesità e sovrappeso sono spesso correlati alla sindrome metabolica che, secondo numerosi studi recenti, ha una relazione con la formazione di calcoli renali. Questi soggetti, oltre all’obesità soffrono spesso di ipertensione, iperglicemia, intolleranza al glucosio e conducono frequentemente stili di vita alimentari poco sani e una vita sedentaria, tutti fattori favorenti l’iperacidità urinaria, cioè un’acidità delle urine inferiore a pH 5.5, che contribuisce a ridurre anche la produzione di acido citrico, ossia di quel fattore inibente che protegge dalla formazione di calcoli renali. L’eccessiva presenza di acido urico in questi pazienti porta alla formazione frequente di calcoli di acido urico, diversi da quelli di ossalato di calcio più frequentemente correlati agli stili di vita o a disfunzioni paratiroidee che portano all’iperproduzione di calcio da parte del rene (ipercalciuria). Se in un paziente sano i calcoli renali possono essere evitati grazie a un’alimentazione ricca di vegetali e ad una vita più attiva, nei pazienti affetti da sindrome metabolica è necessario sia intervenire con la correzione degli stili di vita e con lo studio metabolico dei calcoli per ridurre la plurirecidività che li caratterizza, sia con la terapia continuativa a base di citrato di potassio, un potente alcalinizzante che riduce l’acidità delle urine e “scioglie” i calcoli senza intervento chirurgico.
