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Benessere

Abitare nel verde: alberi e piante l’elisir di lunga vita?

10/05/2016

Risiedere vicino ad aree verdi il segreto per guadagnare in salute vivere più a lungo? Un team di ricercatori della Harvard T.H. Chan School of Public Health (Stati Uniti) ha visto come i tassi di mortalità tra le donne che hanno la fortuna di vivere all’ombra di alberi e piante siano più bassi di quelli registrati tra le donne che invece vivono di più fra mattoni e cemento.

La ricerca, pubblicata su Environmental Health Perspectives, si è servita di immagini satellitari per fotografare l’arredo urbano di diverse zone degli Usa. I dati dello studio si riferiscono a circa 108mila donne allo scopo di valutare il legame tra l’esposizione ad aree verdi (in un perimetro di 250 metri quadri dalle abitazioni) e i tassi di mortalità negli anni.

Tra il 2000 e il 2008 sono stati registrati 8604 decessi. Il numero di decessi era tuttavia inferiore fra le zone con un maggiore tasso di vegetazione: la differenza di mortalità rispetto alle aree più cementificate era del 12%. Più in dettaglio era minore il tasso di mortalità dovuto ai tumori e alle malattie respiratorie (differenze rispettivamente del 13% e del 34%). I decessi da infarto, ictus, diabete e infezioni non avevano invece alcuna relazione con la vita al verde.

Cosa ci sarebbe dietro la minore incidenza di mortalità?

Secondo il team svolgere attività fisica e partecipare alla vita della comunità sarebbe più facile. Inoltre, si godrebbe di una ridotta esposizione all’inquinamento atmosferico. A beneficiarne in misura maggiore sarebbe però la salute mentale, misurata attraverso l’incidenza della depressione.

(Per approfondire leggi qui: Inquinamento, in Italia record di morti premature)

Colorare di verde le città, concludono i ricercatori, è dunque una strategia utile non solo per migliorare lo stato di salute dell’ambiente ma anche delle persone che ci vivono. Non serve trasferirsi in campagna, basta solo rendere più vivibili e salutari le città, dice uno scienziato.

«Questi dati sono noti già da tempo perché in letteratura scientifica abbiamo varie evidenze della stretta correlazione tra inquinamento e insorgenza di malattie a carico dell’apparato respiratorio e dell’apparato cardiovascolare. Ad esempio nelle giornate di più alto tasso di inquinamento si registrano più accessi in Pronto Soccorso per insufficienza respiratoria acuta, infarti e ictus», spiega la dottoressa Francesca Puggioni, specialista in Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’ospedale Humanitas.

Bene le vacanze “a basso tasso di inquinamento”

«Questo è spiegabile con la correlazione tra l’esposizione alle polvere sottili, e a tutte le altre sostanze inquinanti, e l’insorgenza di infiammazione nel nostro organismo. Il primo organo colpito ovviamente è il polmone: si scatenano così crisi asmatiche o crisi di vera e propria insufficienza respiratoria acuta, in particolare in persone che già soffrono di malattie a carico dell’apparato respiratorio. Nel nostro apparato respiratorio tali sostanze portano a un alto grado di infiammazione che si diffonde a tutto l’organismo attraverso la circolazione sanguigna e, a questo punto, possono verificarsi anche eventi acuti cardiovascolari come infarti o ictus».

(Per approfondire leggi qui: Mamme che respirano smog, neonati a rischio asma?)

«È consigliabile allontanarsi dalla città appena possibile: una gita in campagna, al mare o in montagna permettono di recuperare sia in termini di buonumore che in relazione a momenti di “disintossicazione” del nostro organismo. Organizzare le nostre vacanze in luoghi a basso tasso di inquinamento e dimenticare le grandi metropoli è fondamentale sia per il nostro corpo che per il nostro cervello», conclude la specialista.

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