Quando sintonizzarsi con la natura e camminare a piedi nudi, recuperando così i benefici biologici, e quando utilizzare l’adorato tacco alto? Ne parliamo con la dottoressa Myriam Cecchi, specialista del Centro di Chirurgia del Piede di Humanitas Mater Domini. “Barefoot” significa camminare a piedi nudi. Julia Roberts lo ha fatto conoscere a Richard Gere, e a noi tutte, nell’indimenticabile film Pretty Woman nella scena dove lui, scalzo e un po’ titubante, cammina sul prato. Oggi le star di Hollywood come Uma Thurman, Lindsay Lohan, Nicole Kidman, Kim Kardashian e tante altre esercitano consapevolmente il barefooting – detto anche scalzismo – per recuperare i benefici del rapporto con la natura.
Tacchi alti o piedi nudi?
“Praticare il barefoot è efficace per il benessere e l’equilibrio di tutto il corpo. Camminare a piedi nudi significa in pratica “mettersi a terra”, dove il corpo assorbe elettroni negativi attraverso la pianta dei piedi, recuperando energia e riattivando la circolazione, contribuendo a migliorare i dolori cronici e, in alcuni casi, i disturbi del sonno”, afferma la dottoressa Cecchi. Ma certamente, camminare con un tacco alto, ci pone in una diversa dimensione emotiva e di autostima. Piacere estetico, simbolo atavico della femminilità, sensuale e inimitabile accessorio di ogni donna ed elemento di seduzione. Come rinunciare a tutto questo ed anche di più! Come sempre la soluzione sta nel mezzo, in medio stat virtus già insegnavano i latini. Trovare l’equilibrio, sociale e comportamentale, che si pone tra i due estremi: con scarpe e senza scarpe, è lo spunto proposto affinché ognuna trovi la sua armonia. “Camminare a piedi nudi è molto salutare. Nei bambini risulta addirittura indispensabile per la stimolazione sensoriale della pianta dei piedi, sia per quanto riguarda lo sviluppo della propriocettività (la capacità di riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei muscoli anche senza il supporto della vista. Ad esempio le ginnaste e ballerine) come per la strutturazione dell’arcata plantare. Diventa quindi essenziale per il corretto sviluppo delle cavità dei piedi, della postura e della colonna vertebrale. Per gli adulti, invece, contribuisce a mantenere quanto acquisito da piccoli”, spiega la specialista. Da adulti si circoscrivono tutta una serie di possibili problematiche, come l’alluce valgo, dolori alla schiena e alle ginocchia. Praticare il barefooting appena possibile rappresenta senz’altro un buon esercizio da seguire. Sconsigliato invece nel caso siate sofferenti di particolari patologie del piede come la fascite plantare, la tallonite o la spina calcaneare.
Barefoot: come praticarlo?
Prima di togliersi le scarpe, tenete presente che la vostra andatura sarà diversa, ascoltate il vostro corpo e cercate di entrare in sintonia permettendo ai vostri piedi, caviglie, ginocchia e fianchi di modificare naturalmente la risposta al terreno.
Questo non significa che, improvvisamente, tutte sceglieremo lo stile delle dive americane, già servite e riguardate da autisti e guardie del corpo che le depositano amabilmente da un luogo all’altro, senza nessun problema di socialità e pulizia delle strade. Dobbiamo, anche qui, trovare il giusto equilibrio nell’adottare una pratica certamente utile al nostro benessere senza scordare però di portarsi dietro delle infradito (in borsa) da utilizzarsi nei percorsi più critici e scomodi.
Praticando il barefooting apprezzerete maggiormente i momenti in cui indosserete gli adorati tacchi alti, scoprirete un nuovo e diverso rapporto con i vostri piedi, non più cenerentola del corpo, ma un importante elemento strutturale sul quale si regge la vostra persona. Se incuriosite, approfittate del periodo estivo per iniziare a camminare a piedi nudi gradualmente, magari nel giardino di casa, cercando terreni morbidi, in spiaggia, per poi provare nei negozi, nei ristoranti…in ogni caso un passo alla volta.