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Benessere

Piedi piatti: no a plantari, meglio scalzi su erba e sabbia

29/04/2015

«Non serve preoccuparsi subito. Una volta escluse particolari patologie, i piedi piatti dei neonati non devono mettere in ansia: sono la normalità. Crescendo, plantari e supporti servono a poco, meglio lo sport». Il professore Nicola Portinaro, Direttore della Cattedra di Ortopedia e Traumatologia dell’università Statale di Milano e responsabile dell’Unità operativa di Ortopedia pediatrica dell’ospedale Humanitas, prova a tranquillizzare i genitori: quello che comunemente si chiamano ‘piedi piatti’ sono solo una fase della normale evoluzione del piede, sulla quale si deve intervenire solo in casi particolari.

Come è possibile definire questa condizione del piede? «Possiamo dire che un piede è piatto quando l’arco interno è diminuito oppure inesistente o addirittura appoggiato al terreno. A determinare questa particolare conformazione possono essere diverse cause – spiega lo specialista: dagli squilibri muscolari alle alterazioni ossee, senza escludere una conformazione fisiologica». La volta plantare si forma nel corso dei mesi ma soprattutto degli anni dal momento che, alla nascita, il piedino è naturalmente piatto. Portare il bimbo dal pediatra e dall’ortopedico è importante per diagnosticare eventuali problemi e per poterli trattare immediatamente dove necessario; tuttavia una fotografia reale del piede è possibile solo più tardi: «Crescendo, il piede cambia e assume la conformazione definitiva intorno ai 12/13 anni. Maturando, si forma l’arco plantare, fondamentale per dare la spinta nella fase del passo come in una leva meccanica».

 

Scalzi sulla spiaggia per stimolare i movimenti laterali

È possibile intervenire in qualche modo? «Difficilmente si può influenzare l’evoluzione del piede con plantari, tutori e altri supporti. Sono molto più utili il movimento e l’attività fisica: basta confrontare i piedi di chi è cresciuto facendo sport e di chi è stato più sedentario», sottolinea l’esperto. E il luogo comune secondo cui camminare scalzi faccia bene, è valido? «Camminare scalzi aiuta ma la cosa importante è la superficie su cui ci si muove. Se questa è liscia – prosegue – se si cammina a piedi nudi o con le scarpe non fa molta differenza. Per la maturazione del piede sono preferibili i terreni sconnessi, come l’erba o la spiaggia, paradossalmente anche saltare sul letto è un bene. Questo perché non si stimola solo il movimento e il controllo di flessione ed estensione del piede, ma anche ma anche i movimenti laterali».

Quando è necessario invece l’intervento chirurgico? «Se intorno ai 13 anni persiste il problema è possibile effettuare un intervento mini invasivo. Questo consiste nell’inserimento di una vite nel calcagno per correggere la forma e quindi anche la funzione di leva. Non si usano gessi e i tempi di recupero sono molto brevi: dopo circa una settimana il bimbo riesce a camminare liberamente», conclude il professor Portinaro.

 

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