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Benessere

Antidolorifici: ne prendiamo troppi

23/02/2015

Il problema non riguarda solo gli antibiotici, come ormai spesso si sente ripetere da diversi anni. L’abuso del consumo di farmaci è una questione che riguarda da vicino anche gli antidolorifici. Se ne prendono troppi, sono la categoria farmaceutica più soggetta all’auto-prescrizione e, non di rado, vengono assunti nel modo sbagliato.

«Una questione culturale che riguarda non solo i pazienti, ma anche noi professionisti – dice Roberta Monzani, Responsabile Anestesia e Day Hospital chirurgico dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano. Il dolore non è solo un sintomo, ma anche una malattia, eppure troppo spesso non siamo in grado di educare i nostri pazienti a questo concetto. Un conto, infatti, è un dolore acuto alla schiena che si manifesta improvvisamente, come il colpo della strega, un conto è un dolore alla schiena improvviso che sopraggiunge in un paziente che soffre di artrosi alla colonna: pur essendo entrambi mal di schiena, la terapia va impostata in modo completamente diverso perché diverse sono le cause che sono alla base dei due dolori».

Il dolore, spiega l’esperta, è solo la punta dell’iceberg, e i professionisti devono essere in grado di indagare per comprendere quale sia la vera causa all’origine del disturbo. Le diagnosi affrettate, che troppo spesso riguardano questo tipo di problematica, andrebbero quindi accuratamente evitate in luogo di indagini approfondite, in base all’anamnesi e non solo, volte a conoscere la vera causa scatenante della patologia dolorosa. Di grande aiuto «è spesso parlare con il paziente, farsi spiegare che tipo di dolore ha: il dolore a morso di cane, il dolore puntorio, il dolore simile a una pugnalata, sono tutte tipologie di dolore diverso che aiutano il medico a inquadrare l’origine del dolore», spiega la dottoressa Monzani.

 Purtroppo molto spesso il paziente arriva ad auto-prescriversi il farmaco sulla base di esperienze passate o sulla base di un consiglio medico ricevuto precedentemente, «ed è soprattutto questo comportamento che porta a un abuso e a un uso inappropriato di antidolorifici».

Il “format” della terapia antalgica di eccellenza prevede la prescrizione di un di un farmaco principale; un farmaco di emergenza da utilizzare al bisogno in caso il dolore non risulti totalmente controllato (al massimo due o tre somministrazioni nelle 24 ore; se il paziente lo utilizza ripetutamente per il numero massimo di dosi giornaliere consentite vuol dire che il farmaco principale non è adeguato, e che la terapia va rimodulata). Lo svolgimento di attività fisica mirata e personalizzata (fisioterapia, pilates, ginnastica posturale, passeggiate a passo sostenuto) possono aiutare nella corretta gestione del dolore.

Bisogna poter riconoscere il tipo di dolore

«Si parla di approccio multimodale e multifarmacologico – conclude la dottoressa Monzani –. ma per riuscire a mettere a punto una prescrizione di questo tipo per ciascun paziente bisogna essere in grado di riconoscere il tipo di dolore – che può avere origine neuropatica, muscolare, ossea o a componente mista – e non basarsi su una diagnosi frettolosa».

Ed è bene ricordare che «se nel giro di due o tre giorni al massimo il farmaco prescritto non fa effetto, vuol dire che la terapia non è adatta e va rivista».

 

Commento a cura della dottoressa Roberta Monzani

Responsabile Anestesia e Day Hospital chirurgicodi Humanitas

 

 

 

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