Benessere

Quanto è difficile diventare papà

23/04/2002

Non esistono dati e statistiche ufficiali. Ma di sicuro negli ultimi anni si è assistito ad un incremento dei casi di infertilità maschile. Le cause? Molteplici e di diversa natura. Da quelle strettamente mediche, come malattie dell’apparato genitale (esempio tipico sono il varicocele e le ostruzioni delle vie seminali) e infezioni trascurate, a quelle “ecologiche” e sociali. Non mancano infatti le ipotesi, peraltro non ancora scientificamente dimostrate, che imputano agli inquinanti ambientali la responsabilità di molti casi di infertilità maschile. E poi c’è l’età, visto che sono sempre di più le coppie che ormai cercano il primo figlio dopo i 30-35 anni. La parola agli specialisti di Humanitas.

Qual è il percorso da seguire per sapere se veramente si ha a che fare con l’infertilità?
“Per prima cosa – spiega il dott. Paolo Levi Setti, responsabile dell’Unità Operativa di Medicina della Riproduzione dell’Istituto Clinico Humanitas – bisogna tenere presente che l’uomo è per natura una specie poco fertile. Così, si può parlare di infertilità solo dopo 1-2 anni di rapporti non protetti che non hanno portato ad una gravidanza.” A questo punto è utile rivolgersi ad un centro specializzato nella diagnosi e nella cura della fertilità, soprattutto se non si è più giovanissimi (e in particolare se la donna ha più di 35 anni), per eseguire subito tutti gli accertamenti necessari. “Che in ogni caso -ricorda il dottor Levi Setti – devono riguardare entrambi i partner per mettere in luce tutti i problemi. In circa un terzo dei casi, infatti, le cause dell’infertilità sono da imputare sia all’uomo che alla donna.”

Quali sono gli esami consigliati?
Per l’uomo l’esame fondamentale è lo spermiogramma, che prevede l’analisi dello sperma al microscopio, per determinarne la “qualità”. Permette, ad esempio, di verificare se gli spermatozoi sono presenti in numero sufficiente e se sono abbastanza vitali. “Perché gli esiti siano attendibili”, spiega Luciano Negri, andrologo dell’Unità Operativa di Medicina della Riproduzione dell’Istituto Clinico Humanitas – è necessario che lo sperma venga raccolto tramite masturbazione, dopo 3-5 giorni di astinenza dai rapporti sessuali e possibilmente nello stesso laboratorio di analisi (esistono stanze separate dedicate alla raccolta dello sperma) perché possa essere analizzato subito. E poi l’esame deve essere eseguito secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e deve essere ripetuto 2 volte a distanza di almeno un mese e mezzo.” Se l’uomo ha appena avuto la febbre alta (sopra i 38 gradi) o una forte influenza è preferibile rimandare l’esame perché i risultati potrebbero essere falsati. Indicazioni pratiche molto semplici, dunque. Certamente, però, un po’ di imbarazzo rimane. Ma per tranquillizzarsi basta affidarsi al personale del centro, che fornirà tutte le indicazioni necessarie a mettere la coppia a suo agio.

Se il risultato è alterato, si richiedono altri esami
L’interpretazione dei risultati del test spetta in ogni caso all’andrologo, perché non sempre sono così evidenti. “Se lo spermiogramma risulta normale o poco alterato, ad esempio – sottolinea il dottor Negri – non è detto che si sia fertili. Ci possono infatti essere problemi non visibili con lo spermiogramma, come le alterazioni di alcuni enzimi che rendono gli spermatozoi vitali incapaci di fecondare l’ovulo.” In caso di dubbio (ad esempio perché nonostante lo spermiogramma risulti normale non si riescono comunque ad avere figli) o se lo sperma risulta alterato, possono servire altri esami, prescritti dall’andrologo a seconda dei casi. Ad esempio un prelievo del sangue per stabilire se ci sono alterazioni genetiche che rendono sterili, un’ecografia dello scroto per vedere se l’uomo soffre di varicocele o di anomalie all’epididimo, il canalino che serve a far maturare gli spermatozoi. Un’ecografia della prostata e delle vescicole seminali, i “serbatoi” in cui si accumula lo sperma prima dell’eiaculazione. O ancora un tampone all’uretra (il canalino che trasporta l’urina e lo sperma all’esterno) o una spermiocultura (in pratica l’analisi dello sperma in laboratorio) per verificare se ci sono delle infezioni, spesso senza sintomi, che potrebbero dare infertilità.
Una volta raccolti i risultati di tutti gli esami, l’andrologo divide idealmente gli uomini con problemi di infertilità in due categorie. Quella di chi ha disturbi che possono essere curati restituendo la fertilità (ad esempio chi ha infezioni da curare con i farmaci o ostruzioni alle vie seminali da correggere con un intervento chirurgico) e a cui spesso dà solo suggerimenti pratici. “Per il 30% degli uomini con sperma di cattiva qualità”, ricorda il dottor Negri, “basta avere rapporti sessuali con determinate modalità per aumentare la probabilità di una gravidanza.” E poi quella di chi soffre di problemi non correggibili o per cui non si riesce a stabilire la causa dell’infertilità, e che viene indirizzato verso la fecondazione assistita.

A cura di Silvia Rosselli

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita