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Piede piatto nei bambini: i trattamenti possibili

21/06/2021

Il piede piatto è una condizione del piede caratterizzata dall’appiattimento della volta plantare, ovvero quella parte che, naturalmente, non tocca il terreno, e dalla valgo-pronazione del calcagno. 

Questa conformazione è propria dei bambini tra i 10 mesi e i 3-4 anni, e inizia a correggersi verso i 6-7 anni: in alcuni casi, però, potrebbe permanere oltre l’infanzia e rappresentare un disturbo per l’adulto, cosa che potrebbe potenzialmente causare l’insorgere di patologie a carico di caviglie e ginocchia.

Ne parliamo con il professor Nicola Portinaro, Responsabile dell’Unità di Ortopedia pediatrica di Humanitas. 

Cos’è il piede piatto?

Il piede piatto è una condizione fisiologica dei bambini molto piccoli, che in genere si corregge naturalmente dal punto di vista morfologico e funzionale con la crescita. Il piede, infatti, continua a modificarsi fino a circa i 14 anni. Vi sono però dei casi in cui questa condizione non si risolve fisiologicamente e diventa patologica.

Il piede piatto si caratterizza per una riduzione dell’arco plantare interno, associato alla valgo-pronazione del calcagno, che risulta, invece, più esposto verso l’esterno. 

Il piede piatto può essere flessibile o rigido

Il piede piatto flessibile è la condizione più comune, che prevede dei legamenti rilassati ed elastici, che consentono la formazione dell’arco plantare in determinate posizioni (per esempio eretti in punta di piedi). È una tipologia di piede piatto generalmente asintomatica ma, in particolare in associazione a infiammazioni del tendine tibiale posteriore, potrebbe anche manifestarsi una sintomatologia dolorosa. 

Nel piede piatto rigido, invece, l’elasticità dei legamenti è assente e il piede mantiene l’arco plantare piatto a prescindere dalla posizione assunta dal bambino. Questa condizione è spesso determinata da alterazioni ossee congenite, tra cui la sinostosi, che si verifica quando due ossa o due parti di osso si saldano

Piede piatto: quali trattamenti

Il principale trattamento è rappresentato dai plantari ortopedici. La terapia non è volta a curare il disturbo, ma a correggere la postura del bambino mantenendo sollevato l’arco plantare, con benefici sulla camminata.

Quando il bambino presenta in associazione al piede piatto anche un accorciamento del tendine di Achille, viene consigliato l’utilizzo di solette rigide che impediscono alle dita del piede di flettersi, e quindi consentono di allungare anche il tendine durante il cammino. L’utilizzo di questi dispositivi può venire affiancato, qualora ce ne fosse la necessità, anche da un percorso di fisioterapia.

Quando il piede piatto non si associa a una sintomatologia dolorosa, è sufficiente che il bambino venga sottoposto a controlli periodici fino a quando il piede si modifica fisiologicamente, dunque intorno ai 13/14 anni. Se dopo questa età il disturbo permane, lo specialista ortopedico può ritenere necessario correggere il problema con la chirurgia. 

Il trattamento chirurgico per il piede piatto flessibile prevede in genere la tecnica del calcagno-stop, con l’inserzione di una vite di dimensioni ridotte nell’osso astragalico oppure nel seno del tarso del calcagno, a seconda delle differenti tecniche, così da correggere la pronazione del calcagno e, di conseguenza, sollevare l’arco plantare.

Invece, il piede piatto rigido viene corretto tramite la rimozione chirurgica di quelle parti di osso che, per sinostosi, si sono saldate tra loro. 

 

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