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Mal di testa: è cefalea o emicrania?

12/07/2022

Mal di testa, cefalea, emicrania: spesso questi termini vengono utilizzati come se fossero sinonimi, eppure non è così. Tra le forme più comuni di mal di testa ci sono l’emicrania e la cefalea tensiva.

Scopriamone le differenze con la dottoressa Alessia Catania, neurologa presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care De Angeli a Milano.

 

Che cos’è la cefalea muscolo tensiva e quali sono i sintomi

La forma più diffusa di mal di testa è la cosiddetta cefalea muscolo tensiva, che si caratterizza dal cosiddetto “cerchio alla testa, ovvero da dolore generalmente gravativo-costrittivo persistente, e di intensità che può variare da lieve a moderata.

Di solito il dolore tipico di questo tipo di mal di testa è in sede bilaterale o alla nuca. La durata è molto variabile: in caso di forme sporadiche, la cefalea muscolo-tensiva può andare da 30 minuti a una settimana. Nelle forme croniche tende a essere continua.

In alcuni casi la cefalea muscolo tensiva si associa a capogiro o difficoltà di concentrazione e insonnia, ma difficilmente compromette le attività quotidiane del paziente in modo significativo

I sintomi dell’emicrania

Diversa è invece l’emicrania, patologia che colpisce le donne con maggiore frequenza e che, in genere, ha un esordio in età giovanile.
Nell’emicrania gli attacchi di dolore, di frequenza variabile e di intensità moderata-severa, riguardano entrambi i lati della testa e possono durare da alcune ore a un massimo di tre giorni.

Spesso questi disturbi sono accompagnati da fonofobia e fotofobia (intolleranza ai rumori e alla luce), nausea e vomito

A volte l’attacco è preceduto da cambiamenti dell’umore e del comportamento, ma anche da sintomi premonitori fisici – ad esempio un aumento della diuresi, o il desiderio di mangiare alimenti specifici. In genere, l’attacco di emicrania ha un impatto profondo sulla qualità della vita del paziente, e spesso lo costringe a interrompere le attività quotidiane. 

 

Cefalea ed emicrania: i fattori scatenanti

Gli attacchi di emicrania possono essere aggravati o scatenati da diversi fattori, come quelli relativi allo stile di vita – dallo stress psico-fisico, all’esposizione prolungata a fonti luminose, alla carenza di sonno, a posture scorrette -, dall’assunzione di particolari farmaci o all’alimentazione.

Alcuni alimenti, infatti, contengono tiramina, istamina e feniletilamina, sostanze che, in individui predisposti, possono scatenare degli attacchi di emicrania. Tra questi indichiamo formaggi stagionati, alimenti fermentati (vino rosso, tempeh, miso, birra, salsa di soia), cibi conservati in scatola, crostacei/frutti di mare, agrumi e cioccolato.

L’emicrania nelle donne può manifestarsi in particolari fasi del ciclo mestruale, in questo caso si parla di emicrania catameniale. 

 

Emicrania o cefalea: quali esami per la diagnosi?

La diagnosi di cefalea o emicrania è data dall’esperto neurologo che, dopo aver accuratamente raccolto le notizie anamnestiche del paziente e indagato le caratteristiche del mal di testa, effettua un esame obiettivo generale e neurologico attento.

Bisogna distinguere le cefalee primarie (che comprendono l’emicrania e la cefalea tensiva), dalle cefalee secondarie, meno comuni ma che possono indicare altre condizioni patologiche che devono essere identificate. 

In alcuni pazienti, quindi, potrebbero essere necessari ulteriori approfondimenti neuroradiologici (TAC o Risonanza Magnetica), ematochimici e cardiologici.

Importante, infine, è specificare che in alcuni casi emicrania e cefalea tensiva possono essere presenti nello stesso paziente (parliamo di forme miste).

 

Cefalea tensiva: come si cura?

La cefalea tensiva si può trattare a livello farmacologico con i cosiddetti FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei), somministrati durante l’attacco per favorirne la regressione. Non bisogna però eccedere con l’utilizzo di antidolorifici, altrimenti si rischia l’effetto contrario, ovvero di incorrere in sintomi da abuso o cefalea da rimbalzo.

In caso li consigli lo specialista, associati a tensioni e dolorabilità dei muscoli pericranici, possono essere utili farmaci miorilassanti (in grado di ridurre il tono muscolare) o l’agopuntura, priva degli effetti collaterali delle terapie farmacologiche, efficace in alcuni pazienti. Anche la psicoterapia cognitivo-comportamentale, il biofeedback e tecniche di rilassamento o di tipo fisioterapico possono essere un valido aiuto in caso di disturbo cronico.

 

Emicrania: come si cura?

In caso di emicrania, è bene che il paziente registri, magari su un diario, le caratteristiche degli episodi, in modo da poter ottimizzare le terapie e gli stili di vita. 

In alcuni casi possono essere utili terapie non farmacologiche (agopuntura, biofeedback, tecniche di mindfulness), eventualmente in combinazione con supplementi nutrizionali (magnesio e riboflavina). In particolare, la mindfulness può contribuire a ridurre la disabilità nelle forme croniche di emicrania.

Anche in caso di emicrania i farmaci più usati sono i FANS. Per questa particolare forma di cefalea si utilizzano anche i triptani, che modificano i meccanismi alla base dell’innesco del dolore emicranico: in questo modo hanno efficacia maggiore se somministrati immediatamente alla comparsa dell’attacco. 

In caso di attacchi frequenti e di gravità importante, è tuttavia necessario ricorrere a una terapia di profilassi. Anche per l’emicrania vi sono farmaci utilizzati da ormai da tempo (amitriptilina, il calcio antagonista funarizina, il beta bloccante propranololo e alcuni antiepilettici), ma vi sono anche importanti novità, come la tossina botulinica nelle forme croniche o i farmaci che agiscono da antagonisti del CGRP (peptide correlato al gene della calcitonina). Inoltre il CGRP, modulando lo stimolo doloroso e la vasodilatazione, è fondamentale nella patogenesi dell’emicrania. Questi farmaci sono a oggi usati soprattutto laddove i FANS non sono stati efficaci.

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