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Insonnia, un weekend in tenda per rimettersi in sesto?

11/02/2017

In campeggio per superare i disturbi del sonno. Passare alcuni giorni in una tenda, immersi nella natura, potrebbe aiutare a vincere l’insonnia e a recuperare il sonno perduto. Lo suggeriscono dei ricercatori della University of Colorado Boulder che hanno condotto diversi studi sul tema, l’ultimo dei quali pubblicato di recente su Current Biology.

Dormire bene è una questione di orologio biologico, di ritmi naturali e di fluttuazioni ormonali. A mettere fuori fase i ritmi circadiani è il moderno stile di vita, dicono i ricercatori. L’esposizione alla luce artificiale non fa altro che scombussolare questi ritmi, ritardando il momento in cui ci si dovrebbe mettere a letto. Un precedente studio aveva visto che l’esposizione alla luce non naturale causasse mandasse avanti di due ore gli orologi biologici degli individui coinvolti nelle sperimentazioni; il ritardo era evidenziato da una produzione alterata di melatonina. Una settimana trascorsa all’aperto, in estate, rimetteva l’orologio in sincrono mandando a letto questi individui in anticipo.

Il ritmo sonno-veglia è di circa un giorno

Un altro test ha valutato lo stesso effetto nella stagione invernale coinvolgendo cinque persone. I partecipanti sono stati mandati sempre in campeggio e senza la possibilità di portare con sé dispositivi elettronici, ma in corrispondenza con il solstizio d’inverno. Anche in questo caso si andava a letto a un orario più ragionevole, circa 2,5 ore prima del solito. Nella nuova ricerca si è visto, inoltre, come i partecipanti spediti a passare le notti sotto una tenda evitassero la tipica routine del fine settimana fatta di ore piccole e lunghe dormite mattutine.

(Per approfondire leggi qui: Sonno, sei sicuro di dormire bene? Ecco i quattro indicatori chiave)

«Lo studio conferma l’importanza della luce del sole nella regolarizzazione dei ritmi circadiani (ciclo sonno-veglia) con un conseguente effetto positivo sul benessere degli esseri umani», aggiunge il dottor Vincenzo Tullo, specialista neurologo e responsabile dell’ambulatorio sulle cefalee dell’ospedale Humanitas. «La luce del sole, al contrario di quella artificiale, è quindi ricca di proprietà fondamentali per la qualità della vita. Il ritmo sonno-veglia dell’adulto è di circa un giorno (ritmo circadiano, dal latino circa: intorno e dies: giorno) e una sua irregolarità dovuta, ad esempio, a una cattiva igiene di vita con una ridotta esposizione alla luce del sole, può comportare vari disturbi psico-fisici».

Come poter mantenere l’orologio biologico sempre ben sincronizzato?

La chiave – suggeriscono i ricercatori – è di essere regolari nel sonno e nella veglia, di cercare di passare più tempo possibile alla luce e di ridurre l’esposizione notturna alla luce artificiale: «È fondamentale quindi che nei luoghi lavorativi e familiari ci sia sempre la disponibilità di luce naturale e non solo artificiale», conclude il dottor Tullo.

(Per approfondire leggi qui: Sonno, a letto almeno tre ore dopo cena. Guarda il video)

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