La trombosi è una delle malattie cardiovascolari più comuni e pericolose, determinata dalla presenza di un trombo, ossia di un coagulo di sangue che va a ostruire una vena (trombosi venosa) o un’arteria (trombosi arteriosa). Se non sciolto in tempo, può avere conseguenze gravi.
Tra i suoi principali fattori di rischio, c’è la trombofilia, una condizione genetica che rende l’insorgenza di trombosi venosa più probabile per chi ne è affetto.
Questo significa che i soggetti trombofilici avranno, prima o poi, un evento trombotico?
Lo abbiamo chiesto al dottor Corrado Lodigiani, Responsabile del Centro Trombosi e Malattie Emorragiche di Humanitas.
La trombofilia non implica, automaticamente, l’insorgenza di trombosi
La trombosi, in particolare quella venosa, è sempre la conseguenza dell’azione di più attori, cioè di fattori che possono aumentarne la probabilità: quanti più fattori intervengono a sbilanciare il sistema della coagulazione del sangue in senso pro-coagulante, tanto più sarà probabile che il sistema perda il controllo e permetta la formazione di trombi in un punto e in un momento in cui non si sarebbero dovuti formare.
L’equilibrio del sistema emostatico non dipende infatti solo dalla presenza di mutazioni genetiche che spostano la bilancia verso l’ipercoagulabilità, ma anche e soprattutto dall’interazione di questi difetti genetici con altri fattori che possono rendere l’equilibrio che in genere caratterizza l’emostasi e che consente al sangue di rimanere liquido, transitoriamente precario.
Per esempio, in una donna in gravidanza che sia affetta da trombofilia genetica il rischio di trombosi quadruplica e dopo il parto si moltiplica per 25/60 volte rispetto al rischio di base di una donna non trombofilica: questo non significa che tutte le donne andranno necessariamente incontro a un evento vascolare da trombosi in gravidanza, ma che alcune saranno più a rischio di altre e quindi dovranno essere informate e protette in modo specifico.
È quindi essenziale intervenire sui fattori di rischio modificabili legati agli stili di vita che, associati alla trombofilia, possono causare trombosi soprattutto venose ma anche complicanze trombotiche arteriose, come l’ictus e l’infarto del miocardio nei soggetti giovani con meno di 45-50 anni.
Il sovrappeso, il fumo, la sedentarietà, l’ipercolesterolemia e il diabete sono tutti fattori su cui è fondamentale focalizzarsi al fine di prevenire il pericolo di trombosi e giocare d’anticipo: ne va di mezzo la vita.