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Tumore al seno, la gravidanza può far aumentare la mortalità?

10/04/2017

Le donne che portano avanti una gravidanza poco prima o poco dopo una diagnosi di tumore al seno non avrebbero un rischio maggiore di mortalità. I tassi di sopravvivenza sono simili a quelli delle donne con carcinoma mammario e non gravide. A suggerirlo è uno studio pubblicato su Jama Oncology e condotto, tra gli altri, da ricercatori della University of Toronto e dell’Institute for Clinical Evaluative Sciences sempre di Toronto (Canada). La mortalità raggiunge il suo punto più basso se la gravidanza arriva almeno 6 mesi dopo il trattamento oncologico.

I ricercatori hanno indagato la possibile influenza di una gravidanza sulla prognosi di tumore al seno. Hanno condotto uno studio retrospettivo estraendo da un database le informazioni relative a 7553 donne tra 20 e 45 anni di età al momento della diagnosi di tumore al seno di tipo invasivo. Il periodo coperto dal database andava dal 2003 al 2014.

Gravidanza, mortalità e rischio recidiva

Le partecipanti sono state divise in quattro gruppi: donne non gravide; donne che erano rimaste incinte da 5 a 1 anno prima della diagnosi; quelle che invece lo erano state da 11 a 21 mesi dopo la diagnosi; gravide da 22 a 60 mesi dopo la diagnosi di tumore.

(Per approfondire leggi qui: Tumore seno, con una dieta pro-infiammatoria da giovani sale il rischio?)

Considerando i tassi di sopravvivenza a 5 anni, non sono emerse significative differenze tra i vari gruppi: rispettivamente 87.5%, 85.3%, 82.1% e, infine, 96.7% per le gravidanze avviate almeno 6 mesi dopo la diagnosi. Pertanto, la sopravvivenza è all’incirca la stessa, indipendentemente dal momento in cui arriva la gravidanza.

«Non è il primo studio che conclude in questo modo, non indicando cioè un aumento del rischio di recidiva o un peggioramento della prognosi di tumore al seno con una gravidanza successiva alla diagnosi, anzi diversi lavori riportano un miglioramento della sopravvivenza in queste pazienti», ricorda il dottor Andrea Sagona, chirurgo senologo di Humanitas Cancer Center.

Cosa può succedere invece quando una donna con tumore al seno porta avanti una gravidanza?

«I tumori mammari diagnosticati in gravidanza hanno spesso una biologia più sfavorevole, soprattutto nelle pazienti più giovani, facilmente sono tumori ad alto grado e bassi livelli di recettori per estrogeni e progesterone se comparati con tumori in pazienti della stessa età, ma non gravide. Il trattamento di queste pazienti è complicato dal fatto che in gravidanza non si può somministrare una terapia antiormonale e non può essere effettuata la radioterapia. Il trattamento chemioterapico viene generalmente posticipato quanto possibile, almeno dopo il primo trimestre, per tutelare il feto e facendo partorire la paziente appena il feto raggiunge uno sviluppo adeguato. Tuttavia c’è stato un cambio nell’approccio alle terapie con la possibilità di ricorrere a cicli di chemioterapia più sicuri anche in gravidanza», conclude lo specialista.

(Per approfondire leggi qui: Tumore seno, l’esercizio fisico contro gli effetti collaterali delle terapie)

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