Due terzi dei tumori sarebbero causati da errori inevitabili della duplicazione del DNA nelle cellule. Lo hanno dimostrato dei ricercatori della Johns Hopkins University (Stati Uniti) in uno studio pubblicato su Science che ha completato i dati ottenuti da un lavoro precedente condotto nel 2015. Questi dati mettono in dubbio la visione diffusa secondo la quale le mutazioni correlate al cancro siano nella maggior parte dei casi ereditarie o causate da fattori ambientali.

Per illustrare i risultati dello studio, i ricercatori hanno paragonato le mutazioni presenti nelle cellule agli errori di battitura in un testo scritto al computer. Il testo potrà contenere molteplici errori per diversi motivi: perché l’autore è stanco, perché nella tastiera possono mancare alcune lettere o perché, semplicemente, errare è umano. Lo stesso succede con le mutazioni che stanno alla base dello sviluppo di un tumore: si può non essere portatori di difetti genetici – avere una tastiera perfettamente funzionante, con tutti i tasti al posto giusto – , si può evitare l’esposizione ai fattori di rischio ambientali – così come si può evitare la stanchezza che porta a commettere errori nella scrittura di un testo al PC – ma si potrà comunque sviluppare un tumore.

Per tumore al polmone pesa più l’ambiente

La domanda di partenza che il team si è posto è stata “quale quota di mutazioni nelle cellule tumorali è dovuta a errori di trascrizione del DNA?” I ricercatori hanno studiato le mutazioni che portano alla crescita anormale delle cellule in 32 tipi di tumori. Hanno sviluppato un nuovo modello matematico usando i dati del Cancer Genome Atlas, un progetto ideato per catalogare le mutazioni genetiche cancerogene, e considerato i dati epidemiologici riferiti a 69 Paesi.

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Com’è noto, le cellule dei tessuti dell’organismo vanno incontro a diverse divisioni nelle quali il loro materiale genetico viene duplicato. Durante questi processi una cellula può “impazzire” quando il DNA accumula almeno due mutazioni genetiche critiche. Ebbene, queste mutazioni possono essere dovute a casuali errori di duplicazione del DNA, all’ambiente o a difetti genetici ereditari. Ad esempio, nel caso del tumore del pancreas, il 77% delle mutazioni è dovuto a errori trascrittivi, il 18% a fattori ambientali, come l’esposizione al fumo di sigaretta, il restante 5% alla familiarità.

Per altri carcinomi, ad esempio quello prostatico, la quota di errori imprevedibili supera il 95% mentre nel tumore del polmone le percentuali si ribaltano: il 65% delle mutazioni è dovuto ai fattori ambientali, soprattutto al fumo, il 35% agli errori del DNA (la familiarità non è un noto fattore di rischio per questa neoplasia).

Niente fumo e poco alcol

In definitiva, considerando i 32 tipi di tumore, il 66% delle mutazioni è imputabile agli errori imprevedibili nella duplicazione del DNA, il 29% all’ambiente, il 5% all’ereditarietà. Il ruolo dell’ambiente e l’importanza dello stile di vita non vanno però trascurati: «Limitare l’esposizione ai fattori di rischio ambientali e prestare attenzione alle proprie abitudini di vita è una regola sempre valida che dev’essere messa in pratica per fare prevenzione in modo adeguato», aggiunge la dottoressa Lorenza Rimassa, vice responsabile dell’UO di Oncologia Medica di Humanitas. «Continuiamo a incoraggiare tutti a seguire uno stile di vita che contribuisca a contenere il rischio di sviluppare un tumore: a non fumare, a mangiare in modo bilanciato, a svolgere attività fisica con regolarità, a limitare il consumo di alcolici e a non esporsi a fattori di rischio ambientale come, ad esempio, i raggi ultravioletti», conclude la specialista.

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