Quello che mangiamo può danneggiare la nostra tiroide? O invece proprio la dieta può nascondere dei preziosi alleati per il suo buon funzionamento? E quando la tiroide va in tilt che conseguenze ha sull’alimentazione? Di questo e tanto altro ha parlato il professor Andrea Lania, docente di Endocrinologia presso Humanitas University e responsabile dell’Unità Operativa di Endocrinologia dell’ospedale Humanitas, insieme a Marco Bianchi nell’ultima edizione di “Spuntino con…”, trasmessa in diretta Facebook sul profilo ufficiale dello chef della salute e divulgatore scientifico di Fondazione Veronesi. (Clicca qui per rivedere il video)
Un’alimentazione varia e bilanciata è la chiave per proteggere la salute della tiroide: «Una dieta amica della tiroide deve comprendere il consumo di sale iodato dal momento che lo iodio è indispensabile per il suo corretto funzionamento ed è il principale costituente degli ormoni tiroidei», spiega il professor Lania.
Anche quando la tiroide è stata rimossa – chiede un’utente di Facebook – è sempre necessario consumare sale iodato? «In questo caso non è necessario, a meno che non si sia in gravidanza, quando il fabbisogno di iodio aumenta per le esigenze del feto. Se si è in famiglia, il consiglio è comunque quello di utilizzarlo per il benessere di tutti i suoi componenti», raccomanda lo specialista.
Per la giusta dieta possiamo guardare a quella mediterranea e star tranquilli: «Lo iodio si trova anche nel pesce – aggiunge Marco Bianchi – senza dimenticare i cereali, preferibilmente integrali, la frutta secca e le leguminose compresa la soia».
Soia e tiroide
Ed eccolo qui l’alimento che più di altri fa pensare a un potenziale pericolo per la “ghiandola a farfalla”: la soia. Generalmente non è un fattore di rischio per chi ha una funzione tiroidea normale, mentre qualche piccola accortezza dev’essere seguita da chi invece ce l’abbia compromessa: «La soia non fa diventare ipotiroidei, può solo comportare qualche problema di assorbimento di ormone tiroideo durante la terapia», sottolinea il professore.
(Per approfondire leggi qui: Il mal di testa un campanello d’allarme per l’ipotiroidismo?)
«Sono stati prodotti alcuni studi che suggeriscono un probabile effetto negativo sull’assorbimento dell’ormone tiroideo, pertanto – continua – per chi sta seguendo una terapia il consiglio è di non eccedere nel consumo di prodotti a base di soia e di consumarli non a distanza ravvicinata dall’assunzione dei farmaci. Ad esempio, se generalmente di mattina si fanno passare 30 minuti tra quando si è presa una compressa e la colazione, è preferibile far passare più tempo prima di poter bere un cappuccino con latte di soia».
Selenio e ormoni tiroidei
I latticini o la carne rossa, invece, possono mettere in pericolo la tiroide? «Carne rossa, latticini e brassicacee, come cavoli e broccoli, sono alimenti sicuri per il funzionamento della ghiandola, sempre considerando un consumo moderato», risponde il professore ad alcuni quesiti arrivati in diretta.
(Per approfondire leggi qui: Gravidanza ed autoimmunità tiroidea: quando è necessario iniziare una terapia?)
Oltre allo iodio, l’altro minerale importante per la tiroide è il selenio. Una sua supplementazione può stabilizzare i valori degli ormoni senza aumentare il dosaggio dei farmaci? «Alcuni studi hanno suggerito un possibile effetto dell’integrazione di selenio sull’autoimmunità tiroidea che è causa di malfunzionamento della tiroide ma difficilmente questa può modificare il fabbisogno di ormone tiroideo. In generale non ci si dovrebbe guardare all’alimentazione come a uno strumento per modificare la terapia: questa segue il fabbisogno che l’organismo richiede e che guida la quantità di ormoni richiesta», conclude il professore.
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