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Obesità genitori, figli a rischio di ritardo di crescita

17/03/2017

Già si sapeva che l’obesità si trasmette dalla mamma ai figli, ma non si sapeva ancora che i figli di genitori obesi, in cui cioè mamma e papà sono entrambi obesi, hanno maggiori probabilità di sviluppare un ritardo di crescita a tutto tondo, neurologico, cognitivo e motorio. La notizia arriva da uno studio pubblicato di recente sulla rivista scientifica Pediatrics e suggerisce per la prima volta che i figli di genitori obesi hanno un rischio maggiore di ritardo di crescita psicomotorio il cui motivo non è ancora conosciuto. Era già noto però che l’obesità si trasmette dalla mamma al feto per un meccanismo chiamato “epigenetica”: le alterazioni ormonali di una donna obesa in gravidanza, cui viene sottoposto anche il feto per nove mesi, fanno sì che i bambini nati da donne obese ereditino una memoria metabolica che li porta con alta probabilità a diventare anch’essi obesi – spiega il dottor Giuseppe MarinariResponsabile di Chirurgia bariatrica dell’ospedale Humanitas. – Questo studio aggiunge un ulteriore fattore di preoccupazione per la salute e lo sviluppo dei figli di genitori obesi: l’obesità materna porta ad un ritardo di crescita psicomotorio che peggiora se anche il padre è obeso. Anche se non si conoscono ancora i meccanismi che portano i figli di genitori obesi a un ritardo di crescita a tutto tondo, tuttavia si potrebbe ipotizzare  che il ritardo nello sviluppo motorio derivi dalle difficoltà di movimento causate dall’obesità, e che questo a sua volta possa essere una concausa nel ritardo di crescita. In ogni modo il coinvolgimento anche del padre come causa (se obeso) di ritardo di crescita deve fare pensare anche ad altri fattori ambientali e culturali. Si tratta di notizie drammatiche che devono far riflettere le coppie obese che desiderano diventare genitori: raggiungere un peso minore prima di concepire un bambino va visto come prevenzione di un possibile ritardo di crescita dei propri figli. In pratica provare a concepire con un BMI, cioè un indice di massa corporea, superiore a 30 è pericoloso per la madre e dannoso per il feto: l’obesità si aggiunge al fumo di sigaretta e all’alcol come fattore di rischio in gravidanza.

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