Stai leggendo I parti cesarei stanno cambiando l’evoluzione?

Magazine

I parti cesarei stanno cambiando l’evoluzione?

10/12/2016

L’aumento del numero di parti cesarei potrebbe aver avuto un impatto sull’evoluzione della specie umana. È quanto suggerisce una ricerca condotta dall’Università di Vienna (Austria) e pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences.

Dagli anni ’60 ai nostri giorni il numero dei cesarei dovuti alle eccessive dimensioni delle teste dei neonati rispetto al canale del parto è passato da 30 a 36 casi su 1000. Nei decenni scorsi parti di questo genere avrebbero causato complicazioni tanto alla mamma quanto al bebè causandone la morte. Ma il ricorso al cesareo ha contenuto di molto questo rischio e permesso a quei bambini di venire comunque alla luce.

In questo modo, notano i ricercatori, c’è stato un aumento di casi di sproporzione feto-pelvica, ovvero di casi in cui la testa del bambino è troppo grande per passare attraverso le ossa del bacino della madre. In questo modo sono “sopravvissuti” bambini con teste grandi e mamme con bacini stretti: non solo le mamme sopravvivono al parto ma trasmettono i geni associati alle pelvi strette alle figlie.

Il dilemma ostetrico

La domanda di partenza è stata “Perché negli ultimi decenni è aumentata la percentuale di neonati che non riescono a superare il canale del parto della madre?”. Per rispondere gli studiosi hanno esaminato i dati disponibili sulle nascite tra cui quelli dell’Oms-Organizzazione mondiale della sanità. È emersa così la tendenza della sproporzione feto-pelvica con nascite di bimbi sempre più grandi ma anche in migliori condizioni di salute (il cosiddetto “dilemma ostetrico”) grazie al cesareo.

«Le conclusioni di questa ricerca sono interessanti e anche plausibili da un punto di vista teorico», commenta il dottor Paolo Vezzoni, ricercatore del CNR e direttore del Laboratorio di Biotecnologie Mediche dell’ospedale Humanitas. «La tendenza a ricorrere al parto cesareo potrebbe influire sull’evoluzione nel senso che comincerebbero a venir tramandati geni che consentono un aumento di dimensioni della popolazione in generale».

(Per approfondire leggi qui: Batteri, così importanti da essere trapiantati)

«Ricordiamo tuttavia che solo una parte dei cesarei è dovuta alle maggiori dimensioni del feto, quindi l’incidenza di quanto osservato dai ricercatori sull’evoluzione della specie sarebbe comunque piuttosto limitata. Inoltre, perché un gene si diffonda in una popolazione è necessario che sia associato ad un vantaggio selettivo: in altre parole, che i nuovi nati “più grossi” a loro volta abbiano più figli della media. Ma dal momento che nei Paesi più sviluppati, dove vengono praticati più cesarei, la natalità si attesta a valori più bassi, non è facile che questo avvenga.

50 anni sono sufficienti per trarre delle conclusioni sull’impatto di una pratica sull’evoluzione?

«In 50 anni si possono osservare delle tendenze che tengano conto anche dell’intervento dei fattori ambientali, basti pensare all’aumento dell’altezza media degli italiani a partire dal dopoguerra su cui sicuramente ha influito l’adesione a una dieta più ricca», conclude il dottor Vezzoni.

(Per approfondire leggi qui: Gravidanza, dall’esercizio fisico no rischi di parto prematuro)

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita