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Il sistema immunitario è più debole al risveglio?

07/09/2016

Durante la giornata, in alcuni momenti, saremmo più suscettibili alle infezioni: i virus sfrutterebbero a loro vantaggio il nostro orologio biologico per replicarsi e diffondersi nell’organismo. L’ipotesi è di un gruppo di ricercatori della University of Cambridge (Regno Unito) in uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences USA.

Quando un virus fa ingresso nell’organismo, spiegano i ricercatori, si appropria delle risorse delle nostre cellule per sopravvivere e replicarsi. Ma queste risorse di cui dispongono le cellule fluttuano durante il giorno a seconda dei ritmi circadiani, controllati da diversi geni, tra cui Bmal1 e Clock.

Il team, per valutare il rapporto tra ritmi circadiani e infezioni, ha effettuato dei test su modelli sperimentali infettati con l’herpes virus in diversi momenti della giornata misurando poi livelli di replicazione dei virus. Nei modelli infettati all’inizio della giornata (grosso modo all’alba) la replicazione era dieci volte maggiore rispetto a quella dei modelli sperimentali infettati dieci ore più tardi. Nei modelli sperimentali privi del gene Bmal1, invece, i livelli di replicazione del virus erano alti indipendentemente dal momento dell’infezione. Variazioni simili nella replicazione dei virus sono state individuate anche in colture cellulari.

(Per approfondire leggi qui: “Star bene” fa star bene anche il sistema immunitario?)

Sistema immunitario, sistema nervoso e sistema endocrino sono strettamente collegati

Pertanto, nel contrarre un’infezione, sembrerebbe pesare anche il “quando”: a seconda del momento in cui si entra in contatto con un virus saremmo più o meno vulnerabili ovvero l’infezione potrebbe essere più o meno severa, dice uno degli autori. Lo studio suggerisce così come l’orologio biologico in ogni cellula determini quanto un virus possa replicarsi con successo. Se questo orologio dovesse andare in tilt, la replicazione virale potrebbe essere sempre alta. Per questo motivo, ipotizzano i ricercatori, chi lavora su turni sarebbe più suscettibile alle malattie virali.

«Si tratta di uno studio estremamente sperimentale che conferma comunque un dato già noto, ovvero il legame tra sistema immunitario e ritmi circadiani. Se dovessero arrivare ulteriori evidenze sul ruolo del “timing” riguardo non solo alla vulnerabilità alle infezioni ma anche alla somministrazione dei vaccini, il dato non sorprenderebbe», commenta il professor Carlo Selmi, responsabile di Reumatologia e immunologia clinica dell’ospedale Humanitas e docente all’Università di Milano.

(Per approfondire leggi qui: Sonno, rischio raffreddore 4 volte più alto per chi dorme 6 ore a notte)

«Il legame tra ritmi circadiani e immunità si dipana lungo due assi, quello endoimmunologico e quello neuroimmunologico. Il sistema nervoso simpatico è particolarmente importante perché le persone con danni a livello ortosimpatico, affetti ad esempio da ipotensione ortostatica ma anche con alterazioni del sonno, possono presentare alterazioni del sistema immunitario. Allo stesso modo – conclude – una produzione difettosa di cortisolo, l’ormone che ci dà lo sprint necessario ogni mattina, può ripercuotersi sul sistema immunitario»

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