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Hiv, un anello vaginale per la prevenzione?

01/03/2016

Un anello vaginale potrebbe aiutare nella prevenzione dell’infezione da HIV-1. Di questo hanno riferito due studi presentati a Boston in occasione della conferenza annuale americana sulle infezioni retrovirali ed opportunistiche (CROI 2016). L’efficacia di questo anello è stata testata in alcune popolazioni di donne africane sieropositive: se usato correttamente, può ridurre il tasso di contagi. Ne parliamo con il professor Domenico Mavilio, responsabile dell’Unità di Immunologia Clinica e Sperimentale di Humanitas Research Hospital e docente presso l’Università degli Studi di Milano.

«Nel primo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista The New England Journal of Medicine sono state arruolate 2629 donne tra 18 e 45 anni in Malawi, Sud Africa, Uganda e Zimbabwe. Metà di queste ha indossato l’anello e metà no. Nel primo gruppo la riduzione delle frequenza di nuove infezioni è stata del 27% rispetto al secondo gruppo e nelle donne con più di 21 anni la riduzione è addirittura maggiore. Un dato, quest’ultimo, che si spiega con una maggiore aderenza alla terapia. Un secondo studio non ancora pubblicato, The Ring Study, è stato condotto in parallelo al precedente e ha arruolato 1959 donne in Sud Africa e Uganda. Anche qui la frequenza di infezione da Hiv è diminuita del 31% nelle donne che hanno usato questo mezzo di prevenzione con un risultato sempre maggiore nelle partecipanti con più di 21 anni».

Ma come funzione questo anello?

«Questo anello di silicone e del diametro di 6 centimetri – prosegue il professor Mavilio – contiene un potente farmaco antivirale, la dapivirina, che viene rilasciato in modo lento e graduale impedendo la replicazione del virus HIV-1. Funziona in pratica come uno scudo che impedisce l’entrata e la diffusione dell’infezione a livello della cervice uterina. Secondo i suoi ideatori questo dispositivo potrebbe semplificare la profilassi a base di farmaci antiretrovirali».

Cosa pensa di questo anello vaginale? Potrebbe servire nella prevenzione dell’infezione da Hiv?

«Si tratta di un modello di terapia profilattica e preventiva che offre molti vantaggi. E’ utile in quei casi in cui l’uomo non vuole usare il preservativo, è efficace per 5 anni e ha un prezzo molto basso. Inoltre è molto piccolo e si può anche scegliere di non dire al proprio partner di usarlo. Lo scopo principale che ha portato allo sviluppo di questo anello era di trovare qualcosa che potesse essere usato da molte donne e che le proteggesse dall’HIV-1».

Un tipo di prevenzione a base di farmaci antiretrovirali nelle popolazioni a rischio è una strada percorribile? «Le strategie profilattiche a base di antiretrovirali, sia per via topica che per via orale, sono una realtà in uso corrente per molti gruppi di pazienti a rischio come i partner eterosessuali o omosessuali di pazienti sieropositivi o per il feto di donne gravide infettate da HIV-1. E hanno ottenuto risultati estremamente positivi. Questo nuovo “device” di silicone rientra certamente nella stessa linea di prevenzione che è però stata specificatamente studiata per le donne dell’Africa sub-sahariana, un’area dove si concentra la percentuale più alta di persone infettate da HIV-1. Infatti, altri studi precedenti condotti su donne africane hanno fallito perché la maggioranza delle pazienti non aderiva alle terapie a base di pillole antivirali o gel vaginali».

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