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Ecco la protesi per bambini fatta (anche) di Lego

29/07/2015

Una protesi di braccio per bambini fatta anche di Lego. Alta tecnologia e creatività unite in uno strumento molto sofisticato. Un braccio nuovo con cui recuperare in parte la funzionalità dell’arto ma anche giocare come tutti gli altri bambini.

Il prototipo è stato messo a punto da un ricercatore della Umea University, Svezia, ed è stato testato su un bambino colombiano colpito da una malformazione congenita. La protesi è formata da due parti, la prima è una sorta di giuntura che il bimbo può muovere, a cui avvitare un cilindro. Alla sua estremità si può agganciare una mano che riproduce la funzionalità di una normale mano ma con una piccola particolarità: un dito è “Lego compatibile”, ci si può attaccare ad esempio un pupazzetto dello storico marchio di mattoncini colorati.

Ma togliendo via la mano, si possono agganciare diverse costruzioni realizzate proprio con i Lego e interagire con esse: una sorta di braccio per metà arto e per metà giocattolo. Grazie al cilindro ricaricabile il bambino può muovere, far ruotare e illuminare astronavi, gru e strutture meccaniche fatte di Lego di ultima generazione: sono infatti tutte costruzioni robotiche.

Che tipo di protesi è stata realizzata?

«Sicuramente siamo di fronte a un device intelligente e creativo, ma con dei limiti», dice il professore Nicola Portinaro, direttore della Cattedra di Ortopedia e Traumatologia dell’università Statale di Milano e responsabile dell’Unità operativa di Ortopedia pediatrica dell’ospedale Humanitas.

«Siamo molto lontani da una mano bioelettrica. Questa protesi può essere considerata una sorta di pre-protesi con cui far abituare il bambino a dei movimenti autonomi. Questo – aggiunge – perché il dispositivo non funziona senza l’uso dell’altra mano che schiaccia dei tasti per attivare e comandare i movimenti della protesi stessa».

«È una protesi con cui il bambino gioca però l’autonomia non è mai completa: c’è bisogno dell’altra mano. Bisognerà vedere se poi sarà impiantata sul bambino una protesi vera e propria al cui uso si sarà psicologicamente abituato anche grazie a questo dispositivo-giocattolo», conclude il professor Portinaro.

 

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