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Affrontare la colonscopia senza paura

15/02/2005

La colonscopia è un esame utilizzato per indagare le patologie dell’intestino crasso. Se eseguito in modo corretto e accurato viene ben tollerato dal paziente ed è in grado di fornire utili indicazioni per la diagnosi e la terapia. La colonscopia può inoltre essere utilizzata anche come metodo di intervento diretto, ad esempio per l’asportazione di polipi. Ce ne parla il dott. Paolo Omodei, gastroenterologo di Humanitas.

 

Che cos’è la colonscopia?

L’esame della colonscopia – spiega il dott. Paolo Omodei – è un esame invasivo che consiste nell’introduzione attraverso l’orifizio anale di una sonda flessibile del diametro variabile, ma non superiore a un centimetro e mezzo, che porta alla sua estremità delle fibre ottiche che trasmettono le immagini a video. Questa sonda viene fatta risalire lungo tutto il grosso intestino (dal retto fino al cieco, ossia l’intestino crasso) e permette di esaminarne le pareti interne, la mucosa. E’ un esame di solito ben tollerato dai pazienti, che si svolge con un minimo di sedazione con farmaci iniettati in endovena (valium o midazolam, che provoca una sedazione un po’ più profonda). In Humanitas utilizziamo sempre la sedazione perché in questo modo il paziente sopporta senza problemi l’esame, che risulta più agevole anche per l’operatore. L’eventuale fastidio può essere determinato dalla distensione delle pareti dell’intestino, che viene determinata dall’introduzione di aria (attraverso un canale dello strumento), che però nella maggior parte dei casi viene in gran parte rimossa al termine dell’esame stesso”.

Come prepararsi  alla colonscopia?

“Poiché nel corso della colonscopia – spiega il dott. Omodei – può rendersi necessario procedere con una biopsia o con l’asportazione di polipi, è bene che il paziente si sottoponga precedentemente a esami della coagulazione, così che il rischio di emorragie si riduca al minimo.
Esiste poi una preparazione specifica a questo esame: innanzitutto viene prescritta una dieta, da seguire fino a quattro giorni prima dell’esecuzione della colonscopia, che prevede la riduzione e la successiva eliminazione delle fibre (frutta e verdura). Il giorno precedente l’esame si devono assumere lassativi che permettono la pulizia dell’intestino e assumere solo liquidi. La buona pulizia dell’intestino è estremamente importante, poiché rende l’esame attendibile ed evita il rischio di false diagnosi”.

 

 

Le possibili complicanze  di una colonscopia?

Le possibili complicanze sono numericamente piuttosto modeste. La più seria, ma meno frequente, riguarda l’accidentale perforazione intestinale, cioè la fuoriuscita dello strumento dalle pareti dell’intestino. Questa eventualità dipende anche dalla situazione intestinale del paziente, ad esempio la presenza di diverticoli potrebbe aumentare il rischio, ma se l’esame viene effettuato con attenzione il rischio si riduce al minimo. In caso di perforazione è necessario l’immediato intervento del chirurgo. Un’altra complicanza, meno seria, è legata alla manovra stessa e comprende il sanguinamento, qualora si facciano biopsie o asportazione di polipi. In questo caso, attraverso tecniche particolari si è in grado di arrestare l’emorragia nel corso della colonscopia stessa.

Dopo la colonscopia, il decorso è lungo?

“In genere – prosegue il dott. Omodei – dopo la colonscopia il paziente viene dimesso nel giro di un’ora e gli viene sconsigliato di guidare l’auto per le 12 ore successive, per via della sedazione effettuata, ma può riprendere immediatamente a svolgere tutte le attività quotidiane.
Qualora nel corso della colonscopia si sia proceduto all’asportazione di un polipo il paziente deve evitare di assumere frutta e verdura per almeno 5 giorni, perché le fibre possono determinare la formazione di massa fecale importante e determinare la rimozione prematura accidentale della “crosta” che viene a formarsi in sede. Se si deve asportare un polipo voluminoso il paziente viene solitamente trattenuto in ospedale in regime di day hospital (6-8 ore successive alla procedura) oppure in regime di ricovero, trascorrendo una notte sotto osservazione”.

A quale cosa serve la colonscopia?

Ma a che cosa serve esattamente la colonscopia? “Questo esame – risponde il dott. Omodei – è utile per esaminare le pareti del grande intestino (crasso) ed effettuare diagnosi su qualunque problema connesso con disturbi intestinali, che possono essere dolori addominali che non sono spiegabili, una stitichezza improvvisa, una diarrea di lunga durata, perdite di sangue attraverso il retto. Non è utilizzata solo per effettuare diagnosi sulle malattie del colon, ma permette anche di essere operativi, qualora sia necessario effettuare biopsie per meglio definire la diagnosi oppure si debbano asportare polipi, formazioni pre-cancerose. In questo senso la colonscopia risulta essere un esame estremamente utile nella prevenzione del tumore del colon.

Recenti sviluppi e prospettive future

La colonscopia è un esame in uso da moltissimi anni, che ha però subito negli ultimi vent’anni un grande miglioramento della tecnica, sia in termini degli strumenti utilizzati (tubi molto sottili e flessibili), sia per quanto riguarda l’introduzione di telecamere con una risoluzione delle immagini tali da poter effettuare diagnosi precise.
Nei tempi più recenti, in qualche centro specialistico, hanno iniziato a essere effettuate le colonscopie virtuali, cioè TAC ad alta risoluzione che sono in grado di individuare lesioni intorno o superiori al centimetro. Questa tecnica può essere utilizzata solo come strumento diagnostico, non potendo essere utile in alcun modo come strumento operativo.

A cura di Elena Villa

Gli articoli già pubblicati del dossier “Diagnostica Avanzata”:
La TAC “Sotto esame”
La Risonanza Magnetica, un esame non invasivo
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I diversi tipi di scintigrafia
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