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Obesità infantile, gli spot degli snack fanno mangiare di più?

22/11/2016

Gli spot vincono sulla sazietà e favoriscono l’obesità? Secondo uno studio americano pubblicato su Pediatrics i bambini che guardano pubblicità di snack in Tv sarebbero spinti a mangiare di più. Nonostante prima della visione televisiva avessero già mangiato, i piccoli esposti a reclame di prodotti alimentari hanno finito per consumarne di più.

La ricerca è stata condotta su un ristretto gruppo di soggetti: 60 bambini in età prescolare, da 2 a 5 anni. Prima di guardare la Tv hanno avuto la possibilità di fare uno spuntino (fino a saziarsi) con banane, cracker e formaggio. Dopo sono stati divisi in due gruppi: entrambi hanno guardato 14 minuti di un programma televisivo per bambini ciascuno dei quali inframezzato da diversi spot, nel primo di snack e nell’altro di un grande magazzino.

Mentre erano davanti alla Tv i bimbi avevano la possibilità di consumare a piacere due snack, uno dei quali era stato reclamizzato nel programma televisivo. Conclusi i test è emerso che l’apporto di calorie consumate durante la visione televisiva era maggiore tra i bambini esposti alle pubblicità di cibo rispetto agli altri. Tra questi, inoltre, era stato consumato in misura maggiore proprio lo snack reclamizzato in Tv.

Una dieta sana passa anche attraverso il “consumo” televisivo?

Pertanto, conclude lo studio, dei comportamenti “obesogenici”, che inducono cioè a metter su chili in eccesso, potrebbero essere incoraggiati proprio dall’esposizione a questo genere di spot. Pertanto un maggior controllo della fruizione televisiva di bambini a questa età potrebbe orientare la loro dieta verso un regime alimentare più sano.

Di marketing di prodotti poco salutari, ricchi di zuccheri o grassi, che hanno i bambini come target si è occupato di recente l’ufficio europeo dell’Oms-Organizzazione mondiale della Sanità. L’agenzia ha invitato gli Stati a regolamentare le nuove forme di promozione e reclamizzazione di questi prodotti sui media digitali. Questo fenomeno rende infatti “obesogenico” l’ambiente in cui molti piccoli consumatori si trovano a vivere.

(Per approfondire leggi qui: Obesità infantile, l’Oms contro il marketing digitale del cibo spazzatura)

L’obesità infantile è un tema che desta sempre molta preoccupazione tra i diversi attori impegnati nel settore della salute pubblica. Nel mondo sono ben 41 milioni i bambini con meno di 5 anni di età obesi o sovrappeso, dice l’Oms. Nel 1990 erano 31 milioni. E l’obesità è una condizione che rappresenta, nella crescita, un fattore di rischio per la salute cardiovascolare e metabolica del bambino.

Le bevande zuccherate favoriscono l’obesità

Spesso sotto accusa sono finite le bevande zuccherate consumate durante l’infanzia e l’adolescenza, «fonte di calorie inutili e pericolose», secondo il dottor Giuseppe Marinari, responsabile di Chirurgia bariatrica dell’ospedale Humanitas. «Le bevande zuccherate e gasate spostano il problema dell’iperinsulinemia (la secrezione di grandi quantità di insulina per via del consumo eccessivo di zucchero e fattore di rischio per obesità, ipertensione e cancro) in età più precoce e quindi provocano danni altrettanto precoci esponendo l’organismo a sollecitazioni negative per più anni».

(Per approfondire leggi qui: Oms: tassare bibite zuccherate per ridurre obesità, carie e diabete)

Sono diverse le misure da poter mettere in atto per prevenire l’obesità infantile, con il coinvolgimento di genitori e istituzioni pubbliche. Di sicuro l’incremento dei livelli di attività fisica e il contrasto della sedentarietà tra i bambini, una maggiore promozione del consumo di cibo sano, ma anche «la riduzione delle porzioni in vendita delle bibite a basso prezzo: in pratica eliminare le confezioni superiori al mezzo litro», aggiunge il dottor Marinari.

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