Prevenzione

Urologia, dai 50 anni è bene cominciare a sottoporsi a visite periodiche

23/10/2017

Oltre a seguire uno stile di vita sano la prevenzione è completa se ci si sottopone regolarmente a visite specialistiche. Il consiglio è valido tanto per le donne quanto per gli uomini, forse più per gli uomini che per le donne, tendenzialmente più sensibili al tema. Questi ultimi sono invece un po’ più refrattari a fare prevenzione in campo urologico. Come ricorda la Siu, Società italiana di Urologia, solo il 10%-20% degli uomini si sottopone a una visita di prevenzione mentre in circa nove casi su dieci la visita dallo specialista arriva solo in caso di gravi patologie. In che modo, invece, va fatta la prevenzione? Ne parliamo con il dottor Giovanni Lughezzani, urologo di Humanitas.

Perché è importante

Alcuni numeri possono rendere l’idea dell’importanza della prevenzione urologica. Basti pensare che i due tumori più diagnosticati nel sesso maschile riguardano proprio due organi dell’apparato uro-genitale: i testicoli e la prostata. Il tumore ai testicoli è il più frequente nei maschi fino a 49 anni d’età mentre dai 49 ai 69 anni e oltre lo è quello alla prostata.

Anche le patologie benigne come l’iperplasia prostatica benigna o la calcolosi urinaria fino alle disfunzioni sessuali sono piuttosto comuni nella popolazione maschile, soprattutto nella terza età; ad esempio la prima interessa fino a otto uomini su dieci dopo gli ottant’anni. Il rischio di queste e altre condizioni si può controllare, per quanto possibile, proprio con la prevenzione, e dunque con le visite periodiche che possono portare anche a diagnosi precoci e trattamenti più tempestivi.

Lo stile di vita

Le regole suggerite per un corretto stile di vita hanno ricadute anche sulla salute urologica e sulla fertilità: mantenersi fisicamente attivi, mangiare in modo equilibrato, garantire un’adeguata idratazione, non fumare, mantenere un peso corporeo nella norma.

Le visite periodiche

Ogni quanto è bene sottoporsi a una visita dallo specialista? «La visita specialistica urologica va programmata sulla scorta di almeno tre fattori – risponde il dottor Lughezzani – : la presenza o meno di fattori di rischio, l’età del paziente e, infine, la presenza di sintomi riferibili a problemi dell’apparato urinario. Ad esempio, la familiarità è un fattore importante sia nell’ambito del tumore prostatico che del tumore testicolare. A partire dai 50 anni è comunque consigliabile una valutazione urologica periodica (da ripetersi ogni due anni circa) avendo cura di effettuare, oltre alla visita, un dosaggio del PSA. Tale soglia anagrafica e gli intervalli temporali tra una visita e l’altra devono essere ridotti nel caso i pazienti presentino uno o più parenti di primo grado affetti da un tumore prostatico».

Alcuni segnali devono allertare gli uomini: «I disturbi che possono far allertare la popolazione maschile sono molteplici e sono tipicamente associati all’ingrossamento della prostata (iperplasia prostatica benigna), come ad esempio l’aumento della frequenza minzionale diurna e notturna, l’urgenza minzionale o la riduzione del getto urinario. Tipicamente invece il tumore della prostata è totalmente asintomatico. Viceversa, altre problematiche come la macroematuria (presenza di sangue visibile nelle urine), soprattutto se in assenza di bruciori minzionali, possono rappresentare un campanello d’allarme per quanto riguarda la presenza di polipi vescicali, patologia spesso riscontrata nei fumatori», conclude lo specialista.

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