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Prevenzione

Perdita dell’udito nei bambini, anche i vaccini allontanano il rischio

14/10/2016

La perdita dell’udito nei bambini potrebbe essere prevenuta in 6 casi su 10. E questo grazie ad alcuni vaccini, a un uso più consapevole di farmaci dai possibili effetti tossici sull’udito del feto, alla prevenzione di parti prematuri e nascite sotto-peso. A richiamare l’importanza della prevenzione dell’ipoacusia infantile, ovvero la diminuzione dell’udito da lieve a moderata a grave in bambini e ragazzi, è l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Nel mondo, stima l’organizzazione, sono circa 360 milioni le persone che convivono con le varie forme di ipoacusia. Di questi circa 32 milioni sono bambini e adolescenti fino a 15 anni, in particolare in Paesi a basso e medio reddito. Ma oltre la metà dei casi potrebbe essere prevenuta così da garantire al fanciullo uno sviluppo psicofisico armonioso e una vita serena. Per i bambini, infatti, l’udito, oltre a essere uno strumento fondamentale per l’apprendimento del linguaggio, è anche la chiave per entrare in relazione con il mondo che lo circonda. Perdere questa capacità significa rischiare isolamento sociale, stress e frustrazione.

Le strategie preventive puntano a neutralizzare le cause dell’ipoacusia

Escludendo un 40% di casi dovuti a cause congenite, nel restante 60% le cause sono acquisite. Nel 31% dei casi è colpa di malattie infettive infantili come morbillo, parotite e meningite ma anche rosolia e infezione da citomegalovirus acquisite invece dalla mamma; per il 17% l’ipoacusia è dovuta a complicazioni alla nascita: prematurità, basso peso, asfissia e ittero neonatale; per il 4% circa, entrano in gioco i cosiddetti farmaci ototossici, ovvero farmaci dagli effetti nocivi all’udito del feto, tra cui quelli usati nel trattamento di infezioni neonatali. Il restante 8% include malformazioni congenite non genetiche e altre cause prenatali materne.

Anche l’esposizione scriteriata a fonti sonore può determinare problemi all’udito, come ad esempio la musica sparata in cuffia.

(Per approfondire leggi qui: Udito, concerti ad alto volume? Stop ai decibel con i tappi per orecchie)

Per scongiurare il rischio di ipoacusia è necessario, pertanto, vaccinarsi contro le malattie prevenibili: circa il 20% dei casi di perdita dell’udito potrebbe essere evitato con l’immunizzazione contro le sole rosolia e meningite; minimizzare il rischio di complicanze alla nascita; accertarsi degli effetti collaterali dei farmaci; minimizzare l’impatto dell’inquinamento acustico.

I problemi all’orecchio come l’eccessiva produzione di cerume o l’otite possono causare ipoacusia?

«Direi che il cerume rappresenta un problema solo in modo transitorio. Infatti, essendo igroscopico, si gonfia con l’acqua, ad esempio sotto la doccia o dopo un bagno in piscina, e questo si può tradurre in una ridotta percezione uditiva», risponde il dottor Luca Malvezzi, otorinolaringoiatra e specialista in chirurgia cervico facciale dell’ospedale Humanitas.

«Una valutazione specialistica e la corretta igienizzazione da parte di personale qualificato del condotto uditivo esterno porta alla risoluzione del problema. Il consiglio in questo caso è di evitare il “fai da te”. Può essere poco efficace e peggiorare il problema. Le patologia dell’orecchio medio acute o croniche, acquisite o congenite, possono determinare un difetto uditivo. Anche problematiche acute o non a carico dell’orecchio interno possono determinare una situazione di deficit uditivo. È importante non sottovalutare mai alcuna ipoacusia ma programmare una tempestiva valutazione specialistica e un esame audiometrico. Infatti in alcuni casi il fattore tempo può essere determinate per preservare la funzione di un organo così importante per la nostra vita di relazione».

(Per approfondire leggi qui: Tappo di cerume, ecco come liberarsene)

È importante anche definire programmi di screening dell’udito in neonati e bambini?

«In parte sono già previsti dal nostro sistema sanitario. È importante la sensibilizzazione e attenzione della famiglia e del personale scolastico. Teniamo presente che impariamo a parlare ascoltando chi ci circonda, e quindi una normale acquisizione del linguaggio normalmente significa una buona efficienza del nostro apparato uditivo. Diversamente è bene che il bambino venga sottoposto ad una valutazione specialistica, a test audiometrici ed eventuale imaging, che definisca con maggiore precisione la problematica alla base», conclude l’esperto.

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