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Prevenzione

L’abbraccio, ottima terapia contro il raffreddore

17/04/2015

Gli abbracci sono una buona medicina. Sentire il calore degli altri sul proprio corpo è una valida difesa contro stress, ansia e persino infezioni come il raffreddore. Ad affermarlo in uno studio pubblicato su Psychological Science, è un gruppo di ricercatori della Carnegie Mellon University e dell’Università della Virginia, Stati Uniti. I test sono stati condotti su 404 adulti anche mediante la compilazione di un questionario specifico.

I ricercatori hanno cercato di misurare il supporto percepito da ognuno di loro e se gli abbracci fossero un mezzo con cui far sentire questo supporto. I partecipanti sono stati seguiti attraverso interviste telefoniche realizzate in 14 pomeriggi consecutivi. In seguito i soggetti sono stati esposti a un comune virus del raffreddore. Chi sentiva un maggior supporto sociale correva un rischio minore di buscarsi il raffreddore: gli abbracci contribuivano per un terzo a creare questa difesa. In chi si ammalava, invece, grazie al contatto fisico, i sintomi del raffreddore diminuivano.

Chi vive più conflitti interpersonali ed è sotto stress, dunque, è più suscettibile alle comuni infezioni se non riceve alcuna forma di supporto.

In passato gli abbracci sono finiti altre volte sotto la lente d’ingrandimento dei ricercatori. Diversi studi hanno sottolineato gli effetti benefici sulla salute psicofisica di una terapia a base di abbracci. Secondo un lavoro dell’Università di Vienna, quando si stringe tra le braccia un caro amico, viene rilasciata nel sangue l’ossitocina, un ormone che riduce lo stress e l’ansia, oltre alla pressione sanguigna, e che aiuta a migliorare la memoria. A conclusioni simili arriva anche un’altra ricerca pubblicata sulla rivista Comprehensive Psychology: gli abbracci stimolano reazioni biochimiche e psicologiche grazie alle quali può diminuire il rischio di disturbi cardiaci, si combatte la fatica e si sostiene il sistema immunitario.

 

L’abbraccio stimola la produzione di endorfine

Ma come fa un semplice gesto a scatenare questi benefici? «Viene innescata una risposta a livello dei neurotrasmettitori attivati attraverso il contatto di due corpi che si stringono. Viene stimolata la produzione di endorfine, neurotrasmettitori che riducono la soglia del dolore e favoriscono il benessere, il respiro si sincronizza, il battito cardiaco rallenta, si attivano altri ormoni e neurotrasmettitori che procurano senso di appagamento e si rafforza il sistema immunitario, allontanando così ansie, timori e stress», spiega la dottoressa Agnese Rossi, psicologa dell’ospedale Humanitas Gavazzeni.

L’abbraccio, dunque, tocca corpo e psiche: «Nella nostra società tecnologica, è il caso di ricordarci talvolta l’importanza di gesti ricchi di significati simbolici: siamo così abituati a rapidi contatti virtuali in cui non mettiamo in gioco la nostra corporeità, da dimenticare quanto siano inscindibili la nostra mente e il funzionamento del nostro corpo. Oltre a esprimere un senso di protezione e di accudimento che ci riporta all’infanzia e al primo contatto con la madre – aggiunge la psicologa – l’abbraccio può trasmettere accoglienza, fiducia nel creare legami, vicinanza affettiva, condivisione di emozioni, empatia. Con l’abbraccio si possono comunicare vissuti emotivi spesso molto più intensi e profondi delle parole: è la ricchezza e la profondità della comunicazione non verbale. Riscopriamo allora la pregnanza di piccoli gesti autentici di affetto che possono colorare e arricchire la nostra quotidianità, le nostre relazioni e rinforzare la nostra salute psicofisica», conclude la dottoressa Rossi.

 

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