Prevenzione

Prevenzione & comunicazione

29/10/2001

Quanto conta la comunicazione fra medico e paziente nella prevenzione del tumore al seno? Come può un medico infondere nelle pazienti la fiducia nei mezzi di diagnosi e di cura che si dimostrano sempre più efficaci? Ne parliamo con il al dott. Ivan Del Prato, responsabile del Centro di Senologia di Humanitas Gavazzeni.

Perché le donne hanno così paura se i risultati sono migliori rispetto a un po’ di tempo fa?
“La paura è spesso da attribuire ad una scarsa capacità di noi medici nel comunicare con le donne – spiega il dott. Del Prato.- Penso che una diversa comunicazione in campo sanitario tra medico e paziente possa essere di estremo aiuto per tutte le donne colpite da questa malattia. Solo in questo modo possiamo infondere la stessa fiducia che noi operatori sanitari abbiamo nei confronti della cura di questa malattia. La prevenzione è un concetto non solo strettamente medico, ma anche culturale e come tale deve porre sullo stesso piano comunicativo il medico e le donne. Nel caso in cui, dopo un esame clinico senologico, il medico trovasse un nodulo da accertare, è importante che sia sempre chi visita a consegnare l’esame. La donna infatti, deve sapere con chi ha a che fare: chi è il medico che la visita, da dove proviene. Inoltre, se il nodulo risultasse positivo all’esame citologico, il medico deve tenerla al corrente di tutte le eventuali terapie, perché è la donna che deve decidere come affrontare la malattia. Ancora oggi la parola cancro spaventa e fa pensare subito a una malattia non guaribile. Non dev’essere più così, soprattutto per quanto riguarda il tumore della mammella. Sebbene non ci siano studi scientifici riguardo al modo con cui avviene l’approccio del medico sulla paziente, il medico può utilizzare terminologie analoghe per indicare il tumore, ciò può favorire nella donna un approccio diverso, più tranquillo e sereno nei confronti della malattia.”

Che cosa significa prevenzione?
“Prevenzione indica la capacità di individuare delle persone apparentemente sane e quindi senza sintomi clinici che possono avere una malattia in una fase iniziale. Per il tumore della mammella, la prevenzione si attua per mezzo di procedure diagnostiche rivolte alla popolazione femminile che non ha sintomi. È importante sottolineare che la prevenzione va “incanalata”, cioè deve essere diversa a seconda dell’età delle donne. Ad esempio, l’esame clinico senologico deve essere rivolto alle donne asintomatiche a partire già dai 20 anni. Le donne con più di quarant’anni devono sottoporsi invece anche ad un esame radiologico come la mammografia, ogni due anni o annualmente se provengono da famiglie a rischio. In quest’ultimo caso si deve iniziare dai trent’anni”.

La visita senologica
“L’esame clinico, ossia la visita senologica, rappresenta un cardine fondamentale della pratica clinica ed anche in campo senologico è in grado, se eseguita da esperti, di identificare piccoli segni a cui la donna non ha dato importanza ma che potrebbero essere una conseguenza della malattia – prosegue Del Prato. -Inoltre, l’associazione visita senologica ed indagine radiologica in senologia aumenta la sensibilità nella diagnosi del tumore alla mammella.”

Che cosa individua l’esame mammografico?
“La mammografia può evidenziare dei focolai di microcalcificazioni che non possono essere apprezzabili alla visita clinica e che potrebbero essere una spia di tumori in fase iniziale. Inoltre questo esame radiologico visualizza noduli di piccolissime dimensioni che sono collocati in profondità nella ghiandola mammaria e quindi di difficile identificazione. La mammografia rappresenta l’esame fondamentale per lo screening della mammella nelle fasce d’età comprese tra i 50 e i 69 anni.”

L’autopalpazione mensile
“Questa semplice procedura – spiega Del Prato – ha lo scopo di far conoscere alle donne come è fatta la propria mammella. È sbagliato però pensare che con l’autopalpazione si scopra il cancro. E’ giusto invece che la donna sappia che se si abitua ad eseguire regolarmente questa metodica, è in grado di percepire un’eventuale variazione della consistenza della sua ghiandola mammaria e quindi segnalare il fatto al proprio medico di medicina generale nella visita di controllo – suggerisce il dott. Del Prato -. L’autopalpazione va eseguita una volta al mese, dal terzo al quinto giorno dopo il termine del flusso. Sta a noi medici insegnare, la prima volta, alla donna come fare l’esame.”

A quali sintomi la donna deve prestare attenzione?
“In presenza di segnali come la comparsa recente di un nodulo, la presenza di secrezioni ematiche (sangue) dal capezzolo, l’escoriazione della mucosa dell’aureola o del capezzolo, la donna deve rivolgersi immediatamente a uno specialista – concude Del Prato – soprattutto se non migliorano o persistono nonostante terapie prescritte dal proprio medico. E’ bene fare attenzione anche a sintomi come irregolarità dei capezzoli (appiattimenti, affossamenti, rientranze o deviazioni), o affossamenti anche lievi della cute che riveste la mammella.”

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