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Benessere

Millennials: tra precarietà e attenzione alla salute

15/11/2019

Chi sono i Millennials?

Vivono alla giornata, sbandando tra un lavoro precario e l’altro, spesso guadagnando quanto basta per pagarsi l’affitto. Troppo giovani per avere un lavoro stabile e una solidità economica, ma allo stesso tempo vicini all’età in cui fare figli può diventare un problema. I Millennials sono i nati tra il 1980 e il 2000 e costituiscono la generazione caratterizzata da un reddito nettamente più basso rispetto alle altre fasce d’età.

(Molto) Più istruiti dei genitori, spesso plurilaureati, i Millennials si introducono in un mondo del lavoro che preferisce collaborare piuttosto che assumere. Nonostante la loro preparazione, spesso notevole, vivono in un perenne stato di incertezza, e attività come instaurare relazioni stabili, aprire un mutuo, stringere amicizie durature – così naturali nella generazione precedente – risultano essere traguardi difficili da raggiungere. Tutti questi fattori influiscono, non poco, sulla qualità della loro vita: la Health Foundation, un’organizzazione benefica indipendente con sede nel Regno Unito, ha prodotto uno studio incentrato proprio sulla salute, fisica e mentale, dei Millennials, cercando di rispondere a un quesito: cosa ne sarà di loro quando raggiungeranno la mezza età?

Ne abbiamo parlato con il Professor Giampaolo Perna, Responsabile del Centro di Medicina Personalizzata per i Disturbi d’Ansia e di Panico di Humanitas San Pio X.

 

Quando stabilità e realizzazione tardano ad arrivare 

Dal rapporto della Health Foundation emerge che gli sforzi della società nel migliorare la salute delle generazioni precedenti potrebbero essere vanificati dalla precarietà e da una vita fatta di stress a lungo termine. Si entra nell’età di mezzo restando legati all’adolescenza, e il corpo comincia a mostrare i primi segni di un naturale decadimento.

Inoltre i ricercatori hanno identificato quattro punti chiave che consentono di aspirare a una condizione di benessere: il supporto emotivo delle relazioni, le competenze e le qualifiche appropriate per perseguire una carriera,  il supporto pratico derivante da un’occupazione stabile e le connessioni personali per l’orientamento attraverso la vita.

Delle circa 2000 persone intervistate, di età compresa tra i 22 e i 26 anni, meno del 50% ha riferito poter contare su almeno 3 di queste forme di supporto.

 

Le conseguenze emotive e la tendenza alle dipendenze dei Millennials

Se i giovani non ottengono il sostegno di cui hanno bisogno per passare gradualmente da una fase all’altra della vita, non saranno degli adulti completi ed equilibrati. La precarietà ha conseguenze emotive, fisiche e mentali non indifferenti, provocando un aumento di determinate patologie, alcune delle quali insolite per l’età dei giovani. Qualche esempio? Grave depressione, ipertensione, condizioni psicotiche, malattia di Crohn, colite ulcerosa, problemi del fegato e diabete di tipo 2, dipendenza.

L’assenza di un lavoro di qualità, infatti, contribuisce all’insorgenza di comportamenti e stili di vita non salutari, come il vizio del fumo e il consumo improprio di alcol. Insomma, i nuovi adulti si trovano ad affrontare condizioni più stressanti rispetto alle generazioni precedenti. A provocare problemi di autoidentità tornano i fattori sopracitati: il mercato del lavoro sempre più competitivo, l’aumento dei costi degli alloggi, insieme a un uso sempre più incontrollato dei social media. 

 

Uno spiraglio positivo: per 4 Millennials su 5, la salute è una priorità 

La situazione, per fortuna, non è totalmente scoraggiante: durante il terzo Congresso Nazionale organizzato dalla Fondazione Onda, avvenuto a Milano l’1 e il 2 ottobre 2019 e incentrato, anche, sulla salute dei giovani, sono emersi dati interessanti: il 54% dei giovani si tiene informato attraverso Internet e segue canali gestiti da medici, il 75% degli under 35 vedono la salute come una priorità, 2 giovani su 5 fanno prevenzione. A questo si aggiunge una maggiore consapevolezza sull’importanza dell’attività fisica vista non tanto per una questione estetica, quanto come un alleato prezioso per una vita sana.

 

Millennials, quale futuro?

Un primo aspetto sul quale vale la pena riflettere è il fatto che il futuro dei Millennials dipende anche da come si svilupperà la società in cui vivono.

Se in Italia la mancanza di un lavoro fisso è sinonimo di precarietà e insicurezza, e perdere il lavoro può avere dei risvolti negativi non solo a livello economico, ma anche a livello emotivo, in paesi come gli Stati Uniti (dove, lo ricordiamo, il tasso di disoccupazione è bassissimo) si tende a percepire il lavoro “freelance” come occasione di nuove opportunità ed esperienze, oltre che di possibile arricchimento.

Bisognerebbe quindi muoversi verso una società in cui alla paura di perdere il lavoro si sostituisca l’intraprendenza e il desiderio di fare nuove esperienze, mettendo i giovani nelle condizioni di trovare la propria strada, verso una flessibilità sostenibile e serena.

 

Ugualmente importante è poi un secondo aspetto, spesso trascurato: il ritorno ai valori più autentici dell’essere umano. La conoscenza culturale come arricchimento, magari tramite la lettura dei libri classici; la conoscenza diretta e non solo virtuale; la capacità di accettare l’imperfezione come connaturata nell’essere umani ma non per questo squalificante; il controllo del narcisismo individuale collettivo e il rafforzamento del senso della famiglia.

Questi aspetti potrebbero aiutare i Millennials a percepire la velocità, la precarietà e l’instabilità del mondo moderno come una grande opportunità di cambiamento e dinamismo, mirando alla costruzione di un futuro ricco di opportunità.

 

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