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Cervello, gli effetti del bilinguismo visibili già a 11 mesi

09/06/2016

Per imparare un’altra lingua c’è sempre tempo ma prima si comincia meglio è. Addirittura quando si è in fasce. Gli effetti del bilinguismo sul cervello sarebbero infatti già visibili a 11 mesi di età, come suggerisce uno studio della University of Washington a Seattle (Usa) pubblicato su Developmental Science.

Ancora prima di aver compiuto un anno i bambini imparano ad articolare i suoni. Ebbene, già a questa età il loro cervello sarebbe sensibile e reattivo ai diversi suoni di due lingue. Il bilinguismo attiverebbe delle aree del cervello associate alla cosiddetta funzione esecutiva, quella che regola processi come la risoluzione dei problemi e l’attenzione. Lo studio è stato condotto su 16 bambini di 11 mesi, 8 provenienti da famiglie di lingua inglese e 8 da famiglie che invece parlavano inglese e spagnolo. I piccoli volontari sono stati esposti a un flusso di suoni tipici delle due lingue per 18 minuti. L’attività cerebrale è stata monitorata utilizzando delle particolari cuffie che hanno registrato i cambiamenti magnetici nelle cellule nervose.

(Per approfondire leggi qui: Cervello, giochi e attività per la mente: un aiuto contro l’invecchiamento)

Con quali risultati? Nei bambini bilingue il cervello mostrava risposte più forti ai suoni nella corteccia prefrontale e in quella orbitofrontale, le due aree del cervello che governano in gran parte la funzione esecutiva. Il cervello dei bilingui era più “incline” a imparare i suoni dei nuovi linguaggi, mentre nei monolingui mostrava una sorta di “restringimento” nella percezione dei suoni.

Benefici su sviluppo del linguaggio e cognitivo

La maggiore sensibilità neuronale registrata dai sofisticati strumenti nei bambini delle famiglie ango-ispaniche dimostrava come questi stessero effettivamente apprendendo due lingue. La spinta che il bilinguismo dà alle aree associate alla funzione esecutiva, ipotizzano i ricercatori, potrebbe derivare dal bisogno dei bilingui di spostarsi rapidamente da una lingua all’altra.

(Per approfondire leggi qui: Cervello, più in forma in chi parla due lingue)

In definitiva lo studio ha dimostrato come i bambini stessero cominciando a prendere dimestichezza con i compiti associati alla funzione esecutiva. Pertanto imparare due lingue non influisce solo sullo sviluppo del linguaggio ma anche su quello cognitivo. «È noto che il cervello ha la massima ricettività nei confronti del linguaggio nei primi anni di vita: i bambini, infatti, imparano qualsiasi lingua, o varietà di lingua, senza sforzo, esattamente come imparano a camminare», sottolinea la dottoressa Elisabetta Menna, ricercatrice dell’ospedale Humanitas e dell’Istituto di Neuroscienze del Cnr. «Il bilinguismo infantile – continua – è quindi diverso dall’apprendimento di una seconda lingua in età adulta: è un processo spontaneo che ha luogo se il bambino ha abbastanza opportunità di sentire le lingue e sufficiente motivazione a usarle».

Da adulti imparare una nuova lingua mantiene il cervello attivo

«L’esperienza di gestire due lingue sin dall’infanzia si riflette in una serie di effetti positivi in ambiti sia linguistici che non linguistici. Infatti anche altri studi mostrano come i bilingue di tutte le età abbiano un migliore controllo delle funzioni esecutive rispetto ai monolingue. Il controllo delle funzioni esecutive si attua mediante l’ottimizzazione delle risorse cognitive e modulazione della cosiddetta riserva cognitiva, essenziale per i processi d’attenzione e memoria esecutiva. Infine – conclude la specialista – alcuni studi dimostrano anche che il bilinguismo può avere un effetto positivo sia nell’età adulta che nel controbattere il declino cognitivo durante l’invecchiamento e nel ritardare la comparsa dei sintomi di demenza».

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