Stai leggendo Teriparatide, un nuovo farmaco per battere l’osteoporosi

Magazine

Teriparatide, un nuovo farmaco per battere l’osteoporosi

09/01/2003

Pensate: ogni 30 secondi in Europa qualcuno subisce una frattura da osteoporosi. La grave malattia che fa perdere densità alle ossa che quindi si indeboliscono e corrono il rischio di fratturarsi, è un problema che nel mondo affligge 150 milioni di persone. I dati italiani indicano 18 mila nuovi casi l’anno. Per tutti questi ammalati arriva da oltreoceano una novità: la Food and Drug Administration, l’ente americano che controlla farmaci e alimenti, ha approvato nelle ultime settimane la teriparatide, un principio attivo rivoluzionario.

“Riteniamo sia un farmaco importante in quanto è il primo che stimola la formazione delle ossa e non si limita a frenarne il deterioramento come i farmaci autorizzati sin qui per la cura dell’osteoporosi – ha dichiarato Eric Colman, funzionario della Divisione Farmaci endocrinologici e per le Malattie Metaboliche della FDA – Inoltre, per potenziare l’efficacia terapeutica, i pazienti potranno aggiungere la teriparatide ai farmaci che già assumono contro l’osteoporosi in quanto hanno meccanismi diversi di azione”.

La teriparatide è stata inserita in una nuova classe farmacologica denominata agenti per la formazione ossea. “Si tratta di un ormone della paratiroide che nell’organismo ha proprio la funzione di stimolare il numero e l’attività degli osteoblasti, le cellule deputate alla formazione ossea – precisa il dottor Carlo La Vecchia, epidemiologo dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e dell’Università statale di Milano”.

L’autorizzazione della FDA è arrivata dopo 24 studi clinici su oltre 2 mila e 800 ammalati (donne in post-menopausa ma anche uomini), durati mediamente 19 mesi. I risultati pubblicati sul New England Journal of Medicine nel maggio 2001 dimostrano, tra l’altro, che la teriparatide ha aumentato considerevolmente la densità ossea dopo soli tre mesi di cura nel 96 per cento delle donne. L’ultimo studio è stato condotto su mille e 637 donne in post-menopausa che avevano subito almeno una frattura da osteoporosi. Le volontarie hanno assunto da 20 a 40 microgrammi di teriparatide e, dopo 18 mesi, chi aveva ricevuto la massima dose aveva il 13 per cento di tessuto osseo in più rispetto a quelle trattate con placebo.

“In realtà, sarebbe stato più interessante vedere gli effetti della teriparatide a confronto con gli altri farmaci usati contro l’osteoporosi, come i bisfosfonati (ad esempio, l’alendronato) e non con un placebo – commenta La Vecchia”. I ricercatori americani sostengono, a questo proposito, che il massimo aumento di tessuto osseo registrabile con altri farmaci è del 9 per cento. E aggiungono che la teriparatide ha ridotto il rischio di fratture vertebrali dal 65 al 69 per cento a seconda del dosaggio assunto e che nessun altro principio attivo lo aveva mai ridotto più del 40-50 per cento.
L’ultimo prodotto della Eli Lilly, che ne ha già chiesto l’autorizzazione alla vendita alle autorità sanitarie europee, negli Stati Uniti verrà fornito in confezioni di 28 penne-siringa monouso per iniezioni sottocutanee di 20 mcg. Sarà lo stesso paziente a praticarsele quotidianamente e la cura potrà durare fino a 24 mesi. Non mancano effetti collaterali che in alcuni pazienti sono stati principalmente nausea, offuscamento e crampi alle gambe.

Vero punto di svolta
“Si tratta di un farmaco noto da tempo – spiega il dott. Gianluca Galimberti, fisiatra dell’Unità Operativa di Riabilitazione e Recupero funzionale di Humanitas diretta dal dottor Lorenzo Panella – la cui ricerca era stata sospesa dalla stessa ditta produttrice circa quattro anni in seguito al riscontro di alcuni casi di osteosarcoma in fase sperimentale. Successivamente esclusa la correlazione tra questo farmaco e l’insorgenza dei tumori, la ditta ha ripreso la ricerca e la produzione. Dalle premesse dei trials clinici condotti, essendo un farmaco che mima le attività naturali, potrebbe trattarsi di un vero punto di svolta nella terapia dell’osteoporosi post-menopausale”.

Incrementa la massa ossea
“Già negli anni ’20 si iniziò a studiare il PTH (paratormone ) nei cani e si evidenziò che aumentava la massa ossea – aggiungono gli specialisti ginecologi di Humanitas – Negli anni ’80 venne dimostrato che il PTH aveva un effetto a volte anabolico, a volte catabolico a seconda della modalità di somministrazione. Tuttavia, la somministrazione intermittente di PTH aumenta il contenuto minerale delle ossa, ne migliora le proprietà biomeccaniche, ne incrementa lo spessore e la connettività delle trabecole ossee. Gli studi più recenti indicano che l’incremento di massa ossea è più rapido e maggiore di quanto non avvenga con gli altri farmaci in commercio in grado di ridurre il riassorbimento osseo. L’unico problema era la modalità di somministrazione, oggi superato dalla possibilità di una selezione accurata dei pazienti da sottoporre a tale terapia e quindi un monitoraggio attento dei risultati, a breve e a lungo termine, e degli eventuali effetti collaterali. Non penso possa essere un farmaco da utilizzare per la prevenzione, ma piuttosto per la cura di osteoporosi medio-gravi.”

A cura di Piachiara Novelli

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita