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Tecnologia

Tablet, iPad e dispositivi touch amici dei batteri

15/01/2014

 

Si prendono cura dei batteri offrendo loro ospitalità e protezione. Sono i nostri cari amici dispositivi elettronici. Smartphone, tablet ma non solo. Tutto ciò che ha a che fare con il touch screen, proprio perché a contatto con le mani che ospitano innumerevoli batteri, può diventare un fomite, fonte di contagio che funge da trasmettitore di microrganismi patogeni, quindi “cattivi”. A suonare il campanello d’allarme l’American Journal of Infection Control che ha pubblicato uno studio, condotto da Dubert Guerrero della clinica Sanford Health e dal suo staff,  da cui è risultato che sul 15% di un campione di iPad usato in ospedale, erano presenti colonie di stafilococco aureo antibiotico-resistente, un batterio molto pericoloso, causa di innumerevoli malattie.

 

“E’ ragionevole immaginare che Ipad o altri dispositivi frequentemente manipolati, siano contaminati da microrganismi –  commenta il dott. Matteo Moro, della Direzione Sanitaria di Humanitas – e anche da quelli patogeni che circolano in ospedale.  Ma è bene chiedersi se questo rappresenti un rischio oppure solo un pericolo. Sicuramente si tratta di un pericolo potenziale che dobbiamo controllare prima che si trasformi in un rischio effettivo. È fondamentale, quindi, occuparsi della disinfezione di questi strumenti, soprattutto di quelli utilizzati direttamente durante l’assistenza sanitaria ai pazienti all’interno di un ospedale”.

 

Dopo intenzionale contaminazione dei dispositivi elettronici con lo stesso stafilococco e con il Clostridium difficile, un altro patogeno causa di gravi diarree e resistente nell’ambiente, sono stati testati nello studio tre comuni metodi di pulizia ambientale: il panno umido in microfibra che assicura una buona detersione, una salviettina disinfettante a base di cloro e i classici prodotti a base di alcol, più che sufficienti per assicurare una buona disinfezione. Tutti e tre sono risultati efficaci contro lo stafilococco, mentre solo le salviettine a base di cloro hanno eliminato il Clostridium difficile. Studiati appositamente per gli smartphone, esistono dei dispositivi, grandi quanto un barattolo di caffè, dove riporre gli oggetti per un “bagno” di raggi ultravioletti, che dovrebbero uccidere il 99,9% delle colonie.

 

 

In commercio sono, inoltre, disponibili anche diversi tipi di coperture usa e getta, compresa una specie di busta che racchiude completamente smartphone e tablet, molto utile negli ospedali. “Bisogna individuare metodiche di prevenzione e disinfezione adatte a queste nuove tecnologie impiegate oggi nel circuito dell’assistenza e impensabili fino a quindici anni fa – spiega il dott. Matteo Moro, della Direzione Sanitaria di Humanitas – quali ad esempio l’utilizzo di guaine idrorepellenti monouso oppure facilmente lavabili e disinfettabili al bisogno, la programmazione di un reminder di pulizia periodica dei dispositivi, senza dimenticare la corretta igiene delle mani prima e dopo l’uso, come suggerisce un altro studio pubblicato sulla stessa rivista”.

A cura di Simona Camarda

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