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Cataratta: grazie al computer una vista da ventenni

12/09/2006

L’intervento chirurgico per la cura della cataratta è oggi secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il più diffuso e il più sicuro. Numeri in costante crescita in relazione non solo all’invecchiamento della popolazione, ma anche agli eventi traumatici legati alla diffusione tra i giovani di sport estremi (come ad esempio free climbing, bungee jumping…) che espongono gli occhi a traumi che possono dare origine alla cataratta.
Fino pochi anni fa questa malattia – che provoca la progressiva opacizzazione del cristallino, ossia la lente naturale posta all’interno dell’occhio che consente di mettere a fuoco le immagini – veniva curata chirurgicamente solo in una fase molto avanzata, quando era tale da non consentire più la visione.
Opposto, invece, l’orientamento della medicina moderna: nuove e sempre più sofisticate tecniche permettono infatti di intervenire precocemente e in modo personalizzato garantendo risultati spesso eccezionali (in alcuni casi anche 15 decimi a 80 anni per pazienti che da giovani non avevano tale capacità visiva). Inoltre, tecnologie innovative, fra cui un sistema computerizzato messo a punto in Humanitas, consentono al chirurgo di calcolare con precisione assoluta le caratteristiche della lente da inserire al posto del cristallino. Informazioni preziose che guidano il medico durante l’intervento e che permettono di offrire al paziente una visione ottimale cancellando difetti residui come astigmatismo, miopia ed ipermetropia.
Questo sistema è una delle principali novità della settima edizione di Refractive on-line (www.refractiveonline.it), il Congresso Internazionale di Oculistica in programma dal 15 al 17 settembre presso l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.

“Oggi per la cura della cataratta – spiega il dott. Paolo Vinciguerra, responsabile dell’Unità Operativa di Oculistica di Humanitas e organizzatore del convegno – si utilizzano nuove lenti personalizzate, non più uguali per tutti, ma diverse a seconda delle necessità del paziente, del tutto simili al cristallino per morfologia e caratteristiche ottiche. Si tratta di lenti variamente colorate che, tenendo conto dei fattori clinici dell’individuo, filtrano i raggi solari ultravioletti dannosi per la retina. Inoltre la loro forma asferica, più curva nel centro e piatta ai bordi, adattandosi a quella naturale della cornea permette una visione migliore in qualsiasi situazione, anche al buio. Queste lenti possono essere anche multifocali, ossia capaci, proprio come il cristallino naturale, di mettere a fuoco sia da lontano che da vicino.
Ma è soprattutto grazie ad una precisa e preventiva misurazione dei parametri biomedici (ad esempio, diametro e spessore della cornea, caratteristiche della pupilla, distanza fra cornea ed iride ecc.) che il paziente, dopo l’operazione, può permettersi di non portare più gli occhiali e recuperare addirittura una vista “da ventenne”. Un nuovo e sofisticato sistema di calcolo grazie ad un software messo a punto in Humanitas, migliora sensibilmente la precisione dell’intervento e consente di determinare con esattezza prima dell’operazione le caratteristiche della lente da inserire. Anche nei casi in cui questo calcolo è più difficile, ad esempio nei pazienti trapiantati, già operati di cataratta, con laser, o affetti da gravi patologie della cornea”.
Tutti questi progressi, che mettono a disposizione della chirurgia materiali e tecnologie sempre più avanzate, in alcuni Paesi come gli USA portano addirittura i medici a considerare l’intervento sulla cataratta una soluzione per correggere anche altri difetti visivi. “Personalmente – conclude il dott. Vinciguerra – non condivido questa visione. Credo tuttavia che, se si è affetti da cataratta, convenga intervenire il prima possibile, perché le nuove tecniche permettono un completo recupero della vista”.

Settembre 2006 – A cura della Redazione 

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