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Tecnologia

Radiochirurgia, un’arma in più per vincere i tumori

20/06/2005

La radiochirurgia è una tecnica particolare di radioterapia, trattamento basato sull’utilizzo delle radiazioni ionizzanti in grado di agire sui tessuti determinandone la morte. In particolare, la radiochirurgia permette di inviare un’elevata quantità di raggi in modo estremamente preciso su lesioni molto piccole, senza danni per il tessuto sano circostante. Permette dunque di irradiare piccoli bersagli (da pochi millimetri a 3-4 cm di diametro), a livello sia intracranico sia corporeo, con maggiore efficacia e con la minor tossicità possibile.
Le applicazioni, totalmente indolori, vengono fatte senza alcun tipo di anestesia, a tutte le età, per lo più ambulatoriamente o in casi particolari con un ricovero di pochi giorni. La radiochirurgia, come del resto la radioterapia, non è in alcun modo tossica, e il paziente non è mai “radioattivo” e può continuare, senza timori, la sua normale vita familiare.

L’evoluzione della radiochirurgia
“La radiochirurgia – spiega la dott.ssa Marta Scorsetti, responsabile dell’Unità Operativa di Radioterapia e Radiochirurgia – è una tecnica ideata negli anni 50 da Lars Leksell, neurochirurgo svedese, che permette attraverso un sistema di coordinate spaziali (stereotassico) la precisa localizzazione ed il trattamento di piccole lesioni intracraniche. La metodica ha avuto un’evoluzione importante negli ultimi decenni, dal punto di vista sia tecnologico sia delle applicazioni cliniche. All’inizio per l’irradiazione si utilizzavano apparecchi speciali composti da sorgenti multiple di CO 60 (Gamma Knife), ora sostituiti dai moderni acceleratori lineari dotati di particolari dispositivi (microcollimatori dinamici) che permettono l’irradiazione stereotassica anche di lesioni dalla forma complessa. Grazie ai recenti progressi tecnologici e alla sofisticata informatizzazione è diventata un’alternativa di prima scelta nella terapia di una vasta gamma di patologie cerebrali: tumori primitivi e metastatici, lesioni benigne come il neurinoma del nervo acustico e i meningiomi, malformazioni artero-venose.
Negli ultimi 5 anni l’utilizzo della radiochirurgia si è esteso anche agli altri distretti corporei, soprattutto a livello polmonare e addominale, ad esempio per tumori localizzati del polmone, del pancreas e del fegato. Inoltre con questa tecnica è possibile trattare a scopo sintomatico anche le recidive di alcune malattie altrimenti non più suscettibili di cura, o sfuggite ai pregressi trattamenti come il carcinoma rinofaringeo o le metastasi addominali o pelviche provenienti da gran parte dei tumori solidi.

L’Imaging funzionale per una maggior efficacia
La radiochirurgia diventa ancora più efficace se inserita nel contesto di Imaging funzionale. “L’utilizzo della PET, modernissima metodica diagnostica in grado di rilevare alterazioni funzionali anche molto precoci di organi e apparati – prosegue la dott.ssa Scorsetti – permette di individuare all’interno del tumore aree metabolicamente più aggressive e di attivare un trattamento radioterapico molto più selettivo ed efficace.
Disporre di informazioni funzionali significa poter sapere dove la malattia è più aggressiva e, quindi, poter optare per tecniche di intensificazione della dose, con schemi di ‘dose-escalation’ o di ‘concomitant boost’ (un sovra-dosaggio sulla parte del tumore più ‘cattiva’ in concomitanza al trattamento standard) in modo da ottenere un maggior controllo locale della malattia, o ancora per un ‘ipofrazionamento’ della dose: ad esempio, per trattamenti radiochirurgici è possibile erogare una dose maggiore per seduta, riducendo il numero totale delle sedute ad una o due.
Tutto questo migliora non solo l’efficacia del trattamento ma anche la qualità di vita del paziente, diminuendo la tossicità e i tempi di esecuzione delle terapie.

La radiochirurgia in Humanitas
In Humanitas i moderni acceleratori lineari sono dotati di un sofisticato dispositivo, il collimatore multilamellare dinamico (composto da una serie di micro-lamelle che si adattano alla forma del tumore), che consente di irradiare con la massima precisione anche lesioni dalla forma complessa in aree anatomiche critiche, ottenendo significativi vantaggi in termini di efficacia.
Attualmente per la radiochirurgia delle lesioni corporee è in corso di implementazione un nuovo sistema che permette di controllare il movimento interno degli organi dovuto alla respirazione “Respiratory Gating”. Questo sistema consentirà di irradiare il tumore mentre è in movimento, passando da una radioterapia tridimensionale (3D) a una 4D dove la quarta dimensione è il tempo. Questo tipo di radioterapia viene detta ‘adaptive radiotherapy’, perché si adatta al movimento interno degli organi. Di questo beneficeranno in particolare i pazienti non operabili con metastasi polmonare, nei quali – da studi preliminari – la radiochirurgia sembra avere un controllo di malattia nell’80% dei casi.

Di Monica Florianello

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