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Tumore al seno, come spegnere i recettori cattivi

23/01/2008

Le soluzioni più innovative, in alternativa o come integrazione alla chemio, sono le terapie ormonali e l’immunoterapia, che vengono applicate circa nel 25% dei casi. In particolare si basano sulle più recenti scoperte nel campo della biologia molecolare. Sulla membrana di tutte le cellule, comprese quelle del cancro, esistono recettori specifici, che inducono la proliferazione delle cellule tumorali. I ricercatori hanno compreso che agendo su alcuni recettori presenti sulla superficie di molte cellule tumorali, è possibile arrestare la loro riproduzione oppure facilitarne la distruzione. “Alcuni tumori della mammella, ad esempio, sono caratterizzati dalla presenza massiccia di recettori ormonali – specifica la dott.ssa Giovanna Masci – ed è come se avessero una serratura per la quale abbiamo trovato la chiave giusta, l’ormone corrispondente, che blocca la crescita delle cellule, limitandone l’espansione”. L’immunoterapia, invece, viene impiegata nei casi in cui i recettori presenti sulla superficie cellulare, le “serrature”, sono sensibili a particolari anticorpi. Somministrando alle pazienti determinati farmaci biologici, gli anticorpi monoclonali, si ottiene la distruzione selettiva e specifica delle cellule cancerose. “Grazie a uno di questi nuovi farmaci, Herceptin, è stato possibile ridurre notevolmente il rischio di recidive nelle pazienti in cui è efficace – precisa il dott. Giuseppe Gullo – ed ora è già in fase di studio una seconda generazione di anticorpi, come il Lapatinib, che promette ulteriori progressi”. Queste molecole, così selettive e poco dannose per l’organismo, hanno aperto veramente nuove prospettive. “E sono convinto – aggiunge il dott. Armando Santoro, responsabile in Humanitas del Dipartimento di Onco-Ematologia e della nuova Unità Funzionale di Senologia – che questa strada ci fornirà armi sempre più efficaci per combattere il cancro. Per questo consideriamo fondamentale impegnarci a fondo nella ricerca, oltre che nella clinica”.

Quando la ricerca aiuta la terapia
Il ruolo di Humanitas nel settore della ricerca oncologica è ormai consolidato, grazie all’organizzazione e alla partecipazione a diversi studi clinici nazionali e internazionali, che riguardano in particolare lo sviluppo di nuove molecole. Un’attività che, secondo Santoro, ha importanti ricadute positive anche sulla clinica. “Essere coinvolti da protagonisti in queste ricerche – afferma infatti – ci consente di avere a disposizione immediatamente un’arma in più da fornire alle nostre pazienti. Inoltre ci permette di conoscere a fondo tutti i meccanismi biologici con cui agiscono le nuove molecole. Quindi siamo in grado di stabilire con maggiore precisione in quali casi vanno utilizzate, quale può essere il loro livello di efficacia e quali possono essere i dosaggi più adatti”.

Follow-up
“Al termine della terapia comincia una fase importantissima di follow-up – racconta Santoro – costituita da visite periodiche di controllo. Nei casi di tumore alla mammella si tratta di un insieme piuttosto articolato di procedure, che coinvolgono diversi specialisti. Ad esempio, nei casi in cui si somministrano terapie ormonali – che potrebbero portare a una menopausa precoce – è fondamentale coinvolgere il ginecologo. Oppure quando i farmaci possono determinare problemi di osteoporosi vengono coinvolti il reumatologo e il fisioterapista. Importante è riuscire a concentrare tutte queste visite o terapie in un paio di giorni alla settimana al massimo, in modo che la paziente non sia costretta a venire in ospedale tutti i giorni e possa condurre una vita il più normale possibile”.

A cura della Redazione

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