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Facebook, i paragoni con gli altri rendono infelici

10/04/2015

Più tristi per colpa di Facebook. Chi passa molto tempo sul social network confrontando la sua vita con quella degli amici può manifestare dei sintomi depressivi. A sostenerlo è la dottoressa Mai-Ly Steer, una ricercatrice dell’Università di Houston, Stati Uniti, che ha condotto due studi sul tema. Ne dà notizia la rivista Journal of Social and Clinical Psychology.

Il legame tra infelicità e ‘comparazione sociale’ su Facebook è un ambito ancora poco esplorato dalla comunità scientifica. Queste due pubblicazioni vanno proprio in questa direzione, valutando l’impatto di Facebook sulla salute psicologica degli utenti. Il concetto di comparazione sociale off line è stato invece esaminato a fondo dagli specialisti, ma on line potrebbe essere anche peggio. Da entrambi gli studi derivano importanti prove a riguardo, anche se – come sottolinea la ricercatrice – non vuol dire che Facebook causi depressione ma che il tempo trascorso on line, fare paragoni con le vite degli altri e questi sentimenti vanno a braccetto.

C’è qualche soggetto un po’ più a rischio?

Secondo l’autrice, chi ha già delle difficoltà emotive può essere particolarmente suscettibile: vedere scorrere davanti a sé i successi dei propri amici sulle bacheche di Facebook può far aggravare il loro isolamento e il loro senso di solitudine. Tuttavia, avverte la dottoressa Mai-Ly Steer, sul social network la percezione può essere distorta pertanto bisogna prendere con le pinze quanto ognuno scrive sul proprio profilo. Spesso molte persone tendono a scrivere dei post su traguardi e successi raggiunti omettendo ciò che non va.

Ma l’infelicità può essere un sentimento ambivalente che riguarda tanto chi posta attivamente su Facebook i suoi successi quanto chi questi post li legge, come spiega Pamela Franchi, psicologa di Humanitas Mater Domini. «Su Facebook ognuno ha la possibilità di amplificare gli aspetti narcisistici della propria personalità. Se, da un lato, tali aspetti sostengono la costituzione di un “Io positivo”, dall’altro – aggiunge – qualora eccessivamente sostenuti, possono nutrire un falso “sé” con possibile senso di inadeguatezza. Ma oltre al mostrarsi c’è l’aspetto dell’osservare l’esibizione altrui. La vita degli ‘amici’, così come viene postata, viene recepita come perfetta e fatta di successi. Il piacere che si prova è caratterizzato da un eccesso di godimento, tanto che, una volta offline, quello che può rimanere è quasi sempre il vuoto e un assoluto senso di annichilimento.

La conseguenza di un’eccessiva ‘presenza’ nello scenario virtuale potrebbe comportare l’insorgenza di una vera e propria dipendenza e, alla lunga, di sintomi depressivi correlati, secondo questo studio, al tempo trascorso sui social network e all’impossibilità di non istituire paragoni tra la nostra vita e quella esibita da ‘amici’ con cui, nella realtà quotidiana, non avremmo conoscenza e relazione».

Come evitare queste problematiche?

«Prima di tutto, ricordare che la realtà virtuale, seppur assolutamente realistica, rimane di fatto soltanto un teatro. Come noi stessi abbiamo la possibilità di mostrarci nella nostra ‘versione’ migliore, così faranno gli altri. Se ci rendiamo conto di essere fagocitati da questo mondo, chiediamoci a quale bisogno stiamo rispondendo: vicinanza, identificazione, distrazione? Facebook può essere la piattaforma che permette di ri-trovarsi: dare voce a parti di sé non coltivate, superare vincoli che limitano la socialità reale, come la distanza o la timidezza», conclude la dottoressa.

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