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Perché si sviene in primavera?

04/04/2012

Tecnicamente si chiama “sincope” ed è una improvvisa e temporanea perdita di coscienza. Quando le temperature aumentano, gli svenimenti e le sincopi possono aumentare? No, secondo un recente studio, che si concentra invece sul periodo primaverile e sugli sbalzi di temperatura.

Caldo e svenimenti, una correlazione assunta come certezza nella credenza comune. E’ risaputo, infatti, per chiunque che quando le temperature aumentano si deve prestare maggiore attenzione agli svenimenti, che sono più diffusi. Ma è proprio così? No secondo uno studio pubblicato su PLoSONE che ha messo in discussione questa tesi con l’obiettivo di verificarne la veridicità per questioni di politica sanitaria e riorganizzazione di risorse nei mesi più caldi. Risultato? La relazione caldo-svenimenti sembrerebbe invertita. E il dito viene puntato, invece, contro gli sbalzi di temperatura. E’ proprio nei mesi invernali e primaverili, infatti, che si manifesta una maggiore diffusione delle sincopi, che va a diminuire nei mesi estivi. Perché? Lo chiediamo all’autore dello studio, professor Raffaello Furlan, responsabile di Clinica Medica in Humanitas.

Professor Furlan, la correlazione caldo e sincopi è caduta?
“Diciamo che è in discussione. Il nostro lavoro infatti, è andato a verificare con uno studio prospettico multicentrico su circa 700 persone e che ha coinvolto quattro ospedali milanesi (in città il Fatebenfratelli e il Sacco, nell’hinterland le strutture di Cernusco e Garbagnate), gli accessi al Pronto Soccorso per sincopi nel periodo dal 23 gennaio 2004 al 31 luglio 2004. Il risultato è stato che il numero di accessi è stato più basso nei mesi di giugno e luglio rispetto al periodo primaverile e invernale. Si è visto, quindi, che non vi è correlazione tra i livelli assoluti di temperatura e gli svenimenti. Abbiamo, infatti, ‘misurato’ non solo gli ingressi al Pronto Soccorso, ma i livelli di temperatura giornaliera grazie al Centro meteorologico lombardo che ci forniva i dati giornalieri di temperatura massima e minima, l’umidità relativa e la temperatura percepita”.

Perché, allora, nel periodo estivo si hanno meno svenimenti rispetto a quello invernale e primaverile? Forse i milanesi vanno in vacanza…
“Il fatto che il numero di accessi ai Pronto Soccorso milanesi potesse essere dovuto alle vacanze è stato preso in considerazione, ma sappiamo che le città per lo più si svuotano ad agosto. In realtà una ipotesi è che non conti il valore assoluto della temperatura, ma la sua variabilità. Da gennaio a luglio, infatti, i valori di temperatura crescono progressivamente, ma non hanno un andamento continuo, piuttosto oscillano, soprattutto nei mesi invernali e primaverili dove si possono osservare picchi di 14 gradi centigradi nel pomeriggio e meno quattro gradi la sera. D’estate, invece, le oscillazioni sono inferiori. In inverno e primavera, quindi, si sviene di più a causa degli sbalzi di temperatura”.

La credenza è, quindi, sfatata?
“E’ ancora in discussione perché proprio questa credenza influenza le abitudini sanitarie dei cittadini. Se, infatti, si ha uno svenimento d’estate ci si preoccupa meno, si beve acqua e zucchero e ce ne si fa una ragione in virtù del fatto che si è convinti sia normale. Se, invece, la perdita di coscienza avviene in inverno o a primavera, si corre al Pronto Soccorso ipotizzando un infarto o altre patologie. E questo può aver modificato il numero di accessi per sincope. Si deve ancora lavorare su questo punto”.

Qual è l’obiettivo di questo studio?
“Razionalizzare e organizzare al meglio le risorse ospedaliere. Si pensi che ogni 20 svenimenti sul territorio 1 si reca in Pronto Soccorso e che le sincopi rappresentano il 3-5 per cento degli accessi, quindi su 50.000 visite al Pronto Soccorso in un anno sono circa 2.500 quelle che si presentano per svenimenti ‘consumando’ risorse. Il fenomeno è importante e questo studio aiuta a capire meglio come gestire il personale medico, infermieristico, eccetera, nel periodo da gennaio ad aprile invece che estivo, visto che i maggiori accessi si hanno proprio nei mesi invernali”.

A cura di Lucrezia Zaccaria

 

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