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Curare la pubalgia? Con l’acqua è più facile

29/07/2014

Un dolore acuto tra inguine e coscia, difficoltà a fare i più banali movimenti: salire e scendere dall’auto, fare le scale. La pubalgia è un “osso duro” per gli sportivi, con degli strascichi lunghi se viene sottovalutata.

Anche perché, dopo una diagnosi precisa, le strade che si aprono per la cura sono tante: «Il trattamento della pubalgia per le forme che non interessano alterazioni della parete addominale – dice il professor Piero Volpi, responsabile di Ortopedia del Ginocchio e Traumatologia dello Sport di Humanitas – è principalmente fisioterapico».

 

Le cure contro la pubalgia: il riposo e le terapie fisiche

Prima di tutto riposo, indispensabile sia per gli atleti professionisti sia per chi fa sport a livello amatoriale.

«Il riposo deve durare un numero di settimane sufficiente al recupero funzionale del movimento senza provare dolore», avverte il medico.

Ma in questo periodo non è consigliabile stare con le mani in mano e aspettare. Oltre all’uso del ghiaccio e degli antinfiammatori, quando servono e sotto indicazione del medico, «ci sono diverse tipologie di terapie fisiche che comprendono le onde d’urto, la tecarterapia, la laserterapia e l’elettroterapia, ciascuna con le sue caratteristiche e i suoi benefici» spiega ancora Volpi.

 

Il ruolo importante dell’acqua nella cura della pubalgia

Senza dimenticare l’acqua. «L’idroterapia, vale a dire la fisioterapia eseguita in acqua, è da anni un valido aiuto per il recupero di patologie e disfunzioni di natura ortopedica. È eccezionale, ad esempio, dopo la chirurgia del ginocchio – dice Volpi –, ma è molto utile anche nella terapia della pubalgia».

I benefici dell’acqua vanno a vantaggio di un recupero “soft”: «I vantaggi sono due: il paziente che lavora in acqua viene facilitato dalla riduzione del peso corporeo. Basti pensare che lavorando nell’acqua all’altezza della cintura il peso si riduce del 50%».

Ad esempio, se una persona pesa 80 chili lavorerà come una di 40 chili. E questo aiuta a gravare meno sugli arti inferiori. «L’altro vantaggio è dato dall’azione dinamica: la resistenza dell’acqua ai movimenti permette alle articolazioni di recuperare la funzionalità più rapidamente».

 

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