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Quando fate sport, attenti alle mani!

26/09/2013

 

Con l’inizio della scuola, molti sono i giovani che tornano a praticare sport dopo mesi di relax assoluto, nel corso dei quali non hanno svolto nessuna o quasi attività fisica in grado di mantenere il proprio corpo in forma.

Per tutti loro, il ritorno alla pratica degli sport – soprattutto di quelli con maggior dinamismo, come il basket, la pallavolo, il calcetto e, nei prossimi mesi, lo sci – deve essere svolto in maniera graduale e responsabile, perché occorre non spingere il proprio corpo al di là dei suoi limiti naturali.

Le parti del corpo esposte a traumi e distorsioni sono molte e tra queste ci sono le mani. Gli arti superiori sono molto vulnerabili, per quanto riguarda la pratica dello sport (soprattutto di alcune discipline), anche perché possono subire danni per situazioni dirette, come ad esempio una palla che arriva con violenza contro le dita, o indirette, come quando ci si fa male a un polso nel corso di una caduta sugli sci.

 

Ma quali sono le lesioni più frequenti relative alle mani che possono derivare dalla pratica degli sport?

Ci risponde il dottor Davide Smarrelli, Responsabile dell’Unità Funzionale di Chirurgia della Mano di Humanitas Gavazzeni.

«Ai primi posti ci sono le distorsioni ai polsi, che possono essere banali, quando si verificano semplici stiramenti alle strutture capsulo-legamentose o fratture non complicate, ma anche provocare seri problemi, quando c’è lacerazione completa di queste strutture e viene compromessa la stabilità articolare o l’entità delle fratture risulti più complessa».

I polsi, dunque. E poi?

«Poi ci sono le dita: protagoniste delle lesioni più frequenti. Si verificano soprattutto in sport che prevedono un contatto fisico o alta velocità, come il basket, la pallavolo, lo sci. Il dito più colpito è in genere il pollice, quello che nelle situazioni limite si viene a trovare più facilmente in posizioni, diciamo così, innaturali. Ma i pericoli di traumi riguardano anche i tendini che possono non resistere alle sollecitazioni traumatiche e rompersi o creare essi stessi delle fratture da strappamento delle porzioni ossee su cui si inseriscono».

Per quanto riguarda le fratture, invece, quali parti delle mani sono a maggior rischio?

«Anche in questo caso primeggia il polso, con le fratture del radio distale o del tanto temuto e subdolo scafoide, sino a lussazione del polso in trauma ad alta energia assimilabili ai traumi della strada. Per quanto riguarda le dita, con le falangi e metacarpi».

Qual è l’età media dei suoi pazienti?

«Possiamo dire che c’è una trasversalità nell’incidenza e nell’età dei pazienti vittime di traumi alle mani e ai polsi. Quando si cade si tende ad attutire l’impatto col suolo con gli arti superiori, che spesso per questo hanno la peggio. Quindi alta incidenza negli anziani, specialmente con le fratture di polso, ma molti sono anche i giovani che subiscono danni a questi arti. Questo perché c’è una maggiore irruenza e forse una minore percezione del rischio, che li porta a spingersi oltre il dovuto. C’è comunque da dire che per loro, specialmente in giovanissima età, in genere bisogna ricorrere meno a interventi chirurgici e in ogni caso i tempi di recupero sono molto più brevi, grazie alla plasticità e capacità di rimodellamento e crescita delle ossa».

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