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Tendine, il futuro della riabilitazione è nelle onde d’urto

26/08/2015

Onde d’urto: danno vita a ottimi risultati, eppure in Italia non hanno ancora preso del tutto piede come strumento di riabilitazione per le patologie del tendine. In altri Paesi come gli Stati Uniti, invece, sono già molto conosciute e frequentemente utilizzate, soprattutto nel caso di infortuni dovuti a traumi sportivi: sono le, una vera e propria terapia medica i cui effetti più importanti sono l’azione antidolorifica e antinfiammatoria da una parte, e un effetto trofico (cioè di nutrimento) dall’altra. A parlarne è la dr.ssa M. Cristina d’Agostino, specialista ortopedico e responsabile del Centro Terapia Onde d’Urto dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano): “Introdotte in Medicina nei primi anni novanta per la cura dei calcoli renali, negli anni immediatamente successivi le onde d’urto hanno poi conquistato nuovi ed interessanti campi di applicazione anche in ambito muscolo-scheletrico, fra cui un posto di rilievo è da attribuire alle patologie del tendine. Si tratta di una terapia medica da considerarsi fra le innovazioni del nuovo millennio, una possibile opzione quando anche altre terapie hanno fallito”.

Onde d’urto: come funzionano in ambito muscolo-scheletrico?

“In ambito muscolo-scheletrico la terapia con onde d’urto non viene applicata, come potrebbe intuitivamente sembrare dal nome, per rompere o frantumare le calcificazioni di tendini, legamenti e strutture correlate, bensì per risolvere l’infiammazione e migliorare lo stato e la funzione dei tessuti trattati. In altre parole, se in ambito urologico prevale il cosiddetto ‘modello meccanico’ per azione diretta sui calcoli (che vengono frantumati), in ambito muscolo-scheletrico la funzione è di tipo ‘biologico’. L’energia meccanica che si trasmette con le onde d’urto, infatti, sollecita e stimola le cellule dei tessuti (come una sorta di ‘idromassaggio’) a produrre sostanze e fattori biochimici con effetto benefico sulle parti trattate. Gli effetti più importanti sono l’azione antidolorifica e antinfiammatoria da una parte, e un effetto trofico (cioè di nutrimento) dall’altra, innescando anche un miglioramento del tessuto”.

“Di tutti i possibili settori di applicazione delle onde d’urto in ambito non urologico, il trattamento delle patologie tendinee costituisce attualmente la parte più rappresentativa del nostro lavoro – continua la specialista – sia per il crescente numero di persone dedite all’attività sportiva, sia per il fatto che talora molte patologie tendinee, magari trascurate in fase iniziale, sono effettivamente di difficile risoluzione. In questi casi le onde d’urto possono rappresentare una valida opzione, prima di pensare a una terapia di tipo chirurgico o comunque invasiva. E questo in virtù del fatto che uniscono all’efficacia anche altre importanti caratteristiche: non sono invasive, sono ripetibili e, se correttamente eseguite con strumentazione idonea, sono ben tollerate dal paziente”.

Onde d’urto e riabilitazione, un’associazione fondamentale

Importante è però precisare che, specie in ambito di patologie tendinee, le onde d’urto da sole possono non essere sufficienti per una guarigione rapida e duratura, se non associate alla riabilitazione. “L’effetto immediato può anche essere di grande efficacia, ma se vogliamo mantenere la salute del tendine a lungo termine è fondamentale associare un programma riabilitativo specifico. Solo unendo alla stimolazione biofisica (onde d’urto) anche l’esercizio fisioterapico garantiamo al nostro tendine il ritorno a uno stato di benessere duraturo. In una seconda fase, poi, per il ritorno all’attività sportiva anche semplicemente amatoriale sarà opportuno rivalutare tipo e intensità di allenamento, attrezzatura tecnica (prime fra tutte le calzature), terreno di gioco/allenamento e gesto atletico”.

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