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Cadute da cavallo, attenzione anche alle lussazioni

22/05/2015

Traumi da cadute da cavallo. Sono sempre in aumento le notizie di incidenti che arrivano periodicamente dalle cronache. Le conseguenze dei traumi possono essere molto serie: dalla paralisi permanente, come capitò all’attore di Superman Christopher Reeve, alla morte. Tutto il corpo è esposto a rischi: a seconda della caduta stessa, del tipo di esercizi e specialità con cui si cavalca, i traumi possono interessare gli arti inferiori o superiori, la schiena, il bacino, la testa.

Quali sono i traumi più frequenti causati dalle cadute da cavallo?

La sede colpita più spesso è generalmente l’arto superiore con le fratture ad omero, avambraccio e clavicola, e la spalla. Frequenti anche le fratture a carico del bacino e degli arti inferiori. «Le cadute da cavallo avvengono da un’altezza considerevole, di almeno 1,5-2 metri, e sono improvvise, cosa che rende scoordinata la caduta stessa. Chi cavalca e sta per cadere spesso prova a tenersi saldo sul cavallo, per proteggersi. Ma così rischia di cadere di fianco e, ancor peggio, di testa. Le cadute di fianco generalmente causano fratture agli arti superiori, al polso o alla clavicola», spiega il dottor Stefano Respizzi, responsabile di Riabilitazione ortopedica dell’ospedale Humanitas. «La caduta di fianco, inoltre, espone il cavaliere a un altro rischio, ovvero che il cavallo gli passi sopra con gli zoccoli: sul torace può provocare la rottura delle costole e anche uno pneumotorace, una condizione che può portare la persona in rianimazione», aggiunge lo specialista.

Quali i tempi di recupero dopo le cadute da cavallo?

 «Tutto dipende da quale parte del corpo viene colpita e da che tipo di frattura si riporta. Il recupero funzionale segue un periodo di immobilizzazione: l’osso guarisce dai 20 ai 40 giorni, dopo di che si può recuperare dai postumi della frattura – risponde il dottor Respizzi. In alcuni casi è possibile evitare di mettere un gesso, come nel caso di frattura alla clavicola. Si mette un tutore che aiuta a sostenere le spalle e a tenerle aperte».

Un buon addestramento riduce la probabilità di cadere da cavallo

Ma il novero degli infortuni per chi fa equitazione è vario e non include solo le fratture, ma anche lussazioni e distorsioni. «Le lussazioni possono interessare la spalla o il gomito. Non c’è la rottura di un osso, ma si allontanano due capi ossei. Un infortunio che può sembrare meno grave ma non è così. Paradossalmente – continua – è più facile guarire da una frattura che da una lussazione perché l’articolazione resta immobilizzata per un periodo prolungato e il rischio di un nuovo infortunio sale».

Pur essendo diversi i fattori che incidono sulla probabilità che un incidente accada, è possibile abbassare contenere i rischi. Chi cavalca deve indossare l’attrezzatura più adeguata, un proteggi-schiena e un casco ben fissato con la mentoniera. Inoltre una buona preparazione atletica, tanto del fantino professionista o dell’amatore, quanto del cavallo, può permettere loro di superare la fatica e quindi esporli meno ai rischi. Il cavallerizzo, poi, è addestrato sulle tecniche di caduta con cui può attutire i colpi per quanto possibile. «Tutti quelli che fanno equitazione mettono in conto il rischio di cadere da cavallo. L’equitazione resta uno sport bellissimo e divertente, a contatto con la natura e con un animale intelligente e sensibile. Tuttavia è necessario prestare la giusta attenzione ed essere ben addestrati», conclude il dottor Respizzi.

 

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