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Sciare sicuri, il casco fa la sua parte

06/03/2007

 Gli incidenti sulle piste sono purtroppo ancora frequenti. L’uso del casco protegge dai traumi cranici e riduce il rischio di danni cerebrali.

Il 10-15 per cento circa dei traumi derivati da incidenti sulle piste di sci interessa la testa, una percentuale solo apparentemente bassa, considerando la pericolosità del trauma cranico. E nel ritenere il casco importante sulle nevi sono d’accordo tecnici sportivi e medici.
“Il casco è molto utile”, spiega Luciano Magnani, presidente del collegio nazionale maestri di sci. “Dovrebbe essere sempre più utilizzato anche dagli adulti, ma credo che i bambini che iniziano oggi a sciare con il casco saranno portati naturalmente ad usarlo sempre. Ne approfitto, poi, per ribadire un concetto molto importante per la sicurezza di tutti sulle piste innevate: i nuovi sci sono più facili e più veloci, ma ingannano sulle proprie possibilità. Accade così, sempre più spesso, che sciatori non abbastanza esperti si sopravvalutino e si spingano su pendii troppo ripidi o a velocità eccessive, magari riuscendo a scendere, ma perdendo la capacità di controllare la propria sciata”.
Ma da che cosa difende il casco? Come si sceglie? Come si usa? Ne parliamo con gli specialisti di Humanitas.

Per lo sci, il casco è fondamentale?
“L’uso del casco sulle piste per sciatori e snowboarders è diffuso da poco e ad oggi obbligatorio solo per i minori di 14 anni. Vi sono comunque alcuni studi scientifici ben condotti che ne documentano l’utilità ed anche alcuni potenziali problemi”.

Da che cosa protegge esattamente?
“Come in tutti i traumi cranici, il rischio è quello di una lesione dell’encefalo, la cui gravità è assolutamente variabile sino a determinare un danno mortale. Non vanno dimenticate le lesioni del volto, le cui ripercussioni funzionali ed estetiche sono spesso molto pesanti. Dai dati dell’Istituto superiore di sanità, si evince che ogni anno sono circa 30 mila gli incidenti sulle piste di sci italiane. Gli infortuni sono nella maggior parte dei casi causati dagli sci (79,6%), ma anche lo snowboard fa la sua parte (15,7%). Gli incidenti mortali sono in media 20 l’anno. Solo nel 10% dei casi ci si fa male dopo uno scontro fra sciatori. Circa il 15% degli sciatori subisce un trauma al capo. Una recente ricerca canadese pubblicata sul British Medical Journal nel 2005, ha dimostrato una riduzione del 29% del rischio di lesioni cerebrali per le persone che indossavano il casco rispetto a quelle che non lo portavano. Indossare un caschetto protettivo, in definitiva, riduce il rischio di lesioni cerebrali”.

Viceversa, quali sono i suoi punti deboli e quali effetti collaterali può avere?
“In uno studio precedente erano stati sollevati problemi sul fatto che l’uso del casco potesse aumentare il rischio di danno spinale, per i fenomeni biomeccanici che entrano in gioco tra casco, testa e collo. Lo studio canadese mostra, comunque, un’efficacia del casco, purché idoneo e ben indossato, anche per la riduzione dei traumi cervicali”.

Per ora è obbligatorio solo per i minori di anni 14. Che tipo di sciatori sopra quell’età dovrebbero comunque farne uso?
“Gli effetti preventivi sono documentati per tutte la categorie d’età. Poiché la velocità è un fattore determinante per la gravità del trauma, sicuramente il casco andrebbe suggerito proprio per coloro hanno una sciata per così dire più «aggressiva». Del resto, il casco è obbligatorio per tutte le competizioni agonistiche”.

Come scegliere il casco da sci per una migliore protezione?
“L’Ufficio svizzero per la prevenzione degli infortuni ha raccolto 30 esperti di diversi Paesi europei, con l’obiettivo di indicare la protezione da usare, durante lo sci o lo snowboard e sulle caratteristiche indispensabili di un casco. Secondo questo gruppo di esperti, il casco dovrebbe essere leggero, proteggere particolarmente la volta cranica e l’occipite (imbottitura sufficiente), permettere una buona visibilità e non limitare l’udito, contrastare l’iperestensione delle vertebre cervicali, essere alla moda. La norma europea EN 1077 contiene già i primi tre aspetti, mentre gli attuali design dei caschi sembrano soddisfare anche il quarto punto”.

È importante la misura esatta? E la mentoniera, attualmente in disuso, non aveva una funzione protettiva utile per la mandibola?
“Come per tutti i caschi, misura adeguata e allacciatura sono indicazioni ovvie, ma purtroppo non sempre osservate. L’uso della mentoniera non ha nessun vantaggio, ma anzi qualche rischio di lesioni delle parti molli”.

Il casco può influire sulla soglia di attenzione per quello che accade intorno e sul campo visivo, specie nei piccoli?
“È stato sostenuto che un casco da sci limita la percezione degli influssi ambientali (turbolenze dell’aria, rumori), che sono fattori importanti per dirigere i movimenti e valutare la propria velocità. Inoltre, lo sportivo che usa per la prima volta il casco può essere indotto a rischiare di più perché ritiene consapevolmente o inconsapevolmente di essere meno esposto a una lesione cranica. Uno studio del 2004, tuttavia, ha confutato quest’ipotesi. Da questa ricerca emerge che l’uso del casco nello sci e nello snowboard non influenza in modo negativo la gravità delle ferite o degli incidenti”.

Infine, in quali altre attività sportive diffuse nel tempo libero dovrebbe essere più usato il casco e perché?
“È sicuramente dimostrata l’efficacia del casco per chi pratica il ciclismo, mentre per altri sport, quali per esempio i pattini in linea, molto dipende dalla velocità che si raggiunge: se molto bassa, il rischio di trauma cranico è molto basso, praticamente paragonabile a quello di una corsa a piedi. E nessuno metterebbe il casco per correre…”

A cura di Francesca Blasi

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